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  • Giovedì 5 agosto 2010

Il lato oscuro della democrazia indonesiana

Un video appena pubblicato mostra le milizie indonesiane che seviziano un attivista

Watched by the line of riot police, an activist from West Papua, formerly known as Irian Jaya, protests against recent violence in front of the vice presidential palace in Jakarta Monday, Oct. 16, 2000. Last week, about 40 people were killed and scores injured in clashes between separatist protesters and security forces in West Papua during a rebel flag raising ceremony. (AP Photo/Dita Alangkara)
Watched by the line of riot police, an activist from West Papua, formerly known as Irian Jaya, protests against recent violence in front of the vice presidential palace in Jakarta Monday, Oct. 16, 2000. Last week, about 40 people were killed and scores injured in clashes between separatist protesters and security forces in West Papua during a rebel flag raising ceremony. (AP Photo/Dita Alangkara)

La pubblicazione di un video che mostra alcune milizie indonesiane intente a seviziare un attivista della Papua mette a nudo l’immutata barbarie dell’azione del governo di Giacarta nell’isola dell’Oceania. Il video, che risale a un anno fa ma è stato pubblicato soltanto ora, mostra alcuni soldati indonesiani che dopo aver inciso con una baionetta l’addome di Yawan Wayeni, un attivista papuano, ne fanno uscire le viscere. L’attivista esala il proprio ultimo respiro gridando «Papua libera!»  Le immagini si trovano qui, ma sono oltremodo brutali.

La Papua Occidentale, parte della Nuova Guinea, seconda isola al mondo per estensione, è un-ex colonia olandese che fu invasa dall’Indonesia nel 1962, proprio mentre essa si stava preparando all’indipendenza, riconosciuta dagli stessi colonizzatori. La bandiera di cui si era dotata la Papua Occidentale, e che oggi viene agitata clandestinamente è curiosamente simile a quella cubana.

Durante la dittatura del generale Suharto la popolazione dell’isola fu sottoposta a una sistematica politica di repressione culminata in operazioni militari dal nome nefasto come “Operazione annichilimento” e “Operazione coscienza”. Sebbene nessuna stima indipendente sia stata ancora condotta per accertare le vittime di questi soprusi, alcune organizzazioni per i diritti umani parlano di centinaia di migliaia di persone uccise.

Dopo la deposizione di Suharto e la transizione indonesiana verso il sistema democratico la situazione è andata leggermente migliorando, benché denunce di uccisioni e violenze siano spesso segnalate alla comunità internazionale. Questo video, però, è la più drammatica dimostrazione della prosecuzione delle angherie perpetrate ai danni dei nativi della Papua.

Non è chiaro in quale maniera il video sia finito in rete, ma sembra che in un primo momento fosse circolato all’interno delle reti governative indonesiane. C’è chi sostiene che la scelta tempistica per questa rinnovata pubblicazione non sia casuale e che l’obiettivo sia quello di inviare un messaggio agli Stati Uniti: negli scorsi mesi l’amministrazione Obama aveva allacciato rapporti con alcune delle milizie indonesiane, fra cui quelle che si vedono nel video, in chiave anti-terroristica.