• Italia
  • Mercoledì 7 luglio 2010

Augias: “Religione nelle scuole assurda e incostituzionale”

Lo storico risponde a una lettrice nella sua rubrica su Repubblica

å© Mauro Scrobogna / LaPresse
28-03-2010 Roma
Politica
Elezioni regionali - voto al seggio di Renata Polverini 
Nella foto: crocifisso in aula
Mauro Scrobogna / LaPresse
28-03-2010 Roma
Politics
Regional elections - Polverini at polling station
In the picture: crocifix in a calssroom
å© Mauro Scrobogna / LaPresse 28-03-2010 Roma Politica Elezioni regionali - voto al seggio di Renata Polverini Nella foto: crocifisso in aula Mauro Scrobogna / LaPresse 28-03-2010 Roma Politics Regional elections - Polverini at polling station In the picture: crocifix in a calssroom

Rispondendo alla lettera di un’insegnante milanese nella sua rubrica quotidiana su Repubblica, Corrado Augias attacca oggi duramente e in punta di Costituzione la violazione della laicità dello Stato praticata con l’insegnamento della religione nelle scuole così come è concepito oggi in Italia. Scrive la lettrice:

I docenti di religione, retribuiti dallo Stato ma giudicati idonei dal vescovo, sono aumentati. Vale la pena ricordare qualche altro elemento che caratterizza la posizione di questi docenti: è vietato accorpare gli studenti di più classi, cosa prevista invece per gli insegnamenti curricolari, minimi gli obblighi didattici, scatti biennali di stipendio aboliti per tutti gli altri insegnanti e sostituiti da scaglioni di cui la recente finanziaria prevede il congelamento. Da quest’anno è stato persino riconosciuto il credito scolastico, preludio ad una probabile introduzione del voto numerico che costituirebbe una grave discriminazione ai danni di chi non si avvale e di chi non può svolgere attività alternativa perché i soldi non ci sono. Da docente di storia devo inoltre constatare, negli studenti che si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, l’enorme ignoranza delle nozioni di storia del cristianesimo e delle nozioni teologiche di base.

Augias condivide, e conferma l’impressione di inadeguatezza dell’insegnameno della religione anche rispetto alla stessa formazione culturale degli studenti che lo ricevono.

La posizione dei prof di religione è (al di là del possibile valore dei singoli) assurda e incostituzionale. L’art. 33 della Carta detta: «l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento». Nel caso della ‘religione’ non è così. Idoneità ed eventuale revoca sono nelle mani dei vescovi. Il prof. Remo Cacitti (Storia del Cristianesimo, Statale Milano) mi faceva osservare che l’insegnamento della religione è stato dismesso dallo Stato e appaltato alla chiesa cattolica in tutte le scuole di ogni ordine e grado, ad eccezione dell’università. In questo modo: «la catechesi confessionale si è sostituita all’insegnamento pubblico, poiché la prima deve conformarsi a un sistema teologico, il dogma, l’altro è, come sancito nella carta fondamentale, libero». Cacitti faceva questo esempio: «di fronte alle attestazioni evangeliche secondo cui Gesù aveva quattro fratelli e alcune sorelle (Mc 6,3 par), il prof di religione può, in buona e formata coscienza, farsi persuaso che si tratti di veri e propri fratelli e sorelle, ma non potrà mai insegnarlo, pena la revoca dall’insegnamento per difformità dalla dottrina cattolica». La conseguenza, come osserva anche la prof Gulotta, è la profonda ignoranza degli italiani in materia religiosa, la superficialità di conoscenze limitate a pochi eventi leggendari vagamente edificanti. Mentre dall’università escono giovani molto preparati che non potranno utilizzare le loro conoscenze «poiché nessun laureato in queste discipline può andare liberamente a insegnare ciò per cui è stato formato».