Grillo stia attento all’Italia feroce

C’era il simbolo di Cinquestelle, nella foto o comunque nel profilo di molti degli utenti di Facebook, anonimi ma più spesso con nome e cognome, che l’altra notte per ore hanno insolentito la memoria di David Rossi sulla pagina del Fatto quotidiano (giornale incolpevole, se non di avere un pubblico d’un certo tipo).
Tanti non credevano all’ipotesi del suicidio del capo dell’area comunicazione di Mps, il che è antipatico ma purtroppo normale nel paese dei misteri irrisolti. Tanti altri invece volevano solo infierire sull’uomo, con frasi irriferibili tutte dello stesso senso: se l’è meritato, altri devono fare la stessa fine.

La ferocia che percorre le vene di questo paese non ha un colore politico e non ha il simbolo di un partito. Di quegli insulti demenziali Grillo non reca responsabilità. Però farebbe bene, nel suo stesso interesse, a starci molto attento. E a misurare parole e comportamenti ipotizzando di poter finire anche lui, prima o poi, a ragione o a torto, nella scomoda schiera dei potenti schizzati di fango.

C’è del vero quando il capo di Cinquestelle rivendica di aver incanalato democraticamente – nella sua peculiare interpretazione della democrazia, pur tuttavia in parlamento – parte della rabbia che monta contro il “sistema”.
Quando però da questa premessa fa discendere l’obiettivo di prendere «il cento per cento» dei voti degli italiani, e di sciogliere a quel punto le istituzioni della democrazia rappresentativa, il discorso grillino torna a sollecitare nuovi scossoni, altra eccitazione.

Abbiamo già conosciuto leader epuratori inciampati nella nemesi. Bossi e Di Pietro, per dire. Caduti entrambi per i peccati e peccatucci delle persone delle quali si erano circondati.
Vedremo dove porteranno le inchieste giornalistiche sulle società off-shore dell’entourage grillino. Non si fermeranno certo davanti all’anatema del comico contro la stampa prezzolata, simile a tanti altri pronunciati da Berlusconi.

La gran parte dei fan di Grillo non crederanno mai a una parola di queste inchieste. Ma tanti altri (soprattutto dell’ultima ondata) si faranno prima venire seri dubbi, poi rovesceranno contro l’uomo mascherato una delusione moltiplicata. Soprattutto se nel frattempo M5S non si sarà messo in grado di realizzare neanche uno dei suoi obiettivi, avendo paralizzato governo e parlamento. Non sarà la fine di Grillo, ma la fine dello tsunami di sicuro.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.