La dimensione che manca nei test elettorali

Anche quest’anno Openpolis ha preparato i test politico-elettorali: possiamo rispondere a venti domande, scegliendo una delle sei risposte possibili – da “molto favorevole” a “molto contrario” – e scoprire qual è la distanza tra le nostre risposte e quelle che i vari candidati sindaco delle quattro principali città hanno dato oppure sono state ricavate dai programmi elettorali. Anche questa volta il test manca però di una componente fondamentale, almeno dal punto di vista statistico. Riuscite a trovarla?

Naturalmente assumiamo che le domande siano state scelte sui temi più importanti e che le risposte dei candidati siano veritiere: insomma, che il test sia effettivamente corretto e non uno specchietto per le allodole. Cosa abbiamo allora? Uno spazio (discreto, perché le risposte possibili come dicevo sono sei) a venti dimensioni, dove ogni candidato e ogni persona che fa il test si trova in un punto. Questo spazio viene poi proiettato a due dimensioni, ed è così possibile vedere la distanza dai vari candidati. Di nuovo, è chiaro – e anche esplicitato, vedi la faq 4 nel test – che la proiezione fa perdere informazione, e quindi mettere vicini candidati dai programmi ben diversi tra di loro: ma finché siamo interessati alla nostra distanza tra i candidati, e non quella tra di loro, questo non è poi un grande problema.

Il vero problema è un altro, e mi stupisce che non sia mai stato fatto notare. Un conto è definire la propria posizione rispetto a una proposta, ma un altro conto è definire quanto questa proposta ci interessa. Per esempio, le prime due domande sono «Aumentare la presenza delle forze dell’ordine in tutte le zone della città per avere più sicurezza» e «Garantire a tutte le comunità religiose della città adeguati luoghi di culto, ove necessario attraverso la costruzione di nuovi edifici». È probabile che alcune persone troveranno una di queste due proposte molto importante e l’altra irrilevante, ma il test non permette di esplicitarlo (almeno direttamente: uno potrebbe obiettare che se uno risponde “molto” allora è interessato, mentre se risponde “moderatamente” non lo è, ma non è affatto detto che funzioni così). Eppure tra un candidato A che ha le mie stesse idee sul 65% delle cose per me irrilevanti e la pensa all’opposto sul resto e un candidato B che ha le mie stesse idee sul 35% delle cose per me importanti e all’opposto sul resto non mi pare così ovvio che io debba scegliere A, no?

Per un test di questo tipo, che è poco più di un gioco, non ci sono grandi problemi, ma in altri casi questa differenza potrebbe essere importante. Sarebbe insomma molto meglio sdoppiare le risposte, anche diminuendo il numero di scelte. Una matrice 4×2 (molto d’accordo – un po’ d’accordo – un po’ in disaccordo – molto in disaccordo / tema importante – tema non importante) permette già di avere un’idea migliore.

Maurizio Codogno

Matematto divagatore; beatlesiano e tuttologo at large. Scrivo libri (trovi l'elenco qui) per raccontare le cose che a scuola non vi vogliono dire, perché altrimenti potreste apprezzare la matematica.