Chi fa i giornali

Questa rubrica nasce libera ma, ovviamente, si ossequia a qualche fruttuoso suggerimento della redazione di Libero. Ieri, circa l’argomento da trattare, ho ricevuto tra altri questo sms: «Casaleggio? Bersani? Il Pd e la gnocca? Monti contro il Corriere? La Melandri nel container? Brunetta contro Busi per le mutande della Ravetto?». E, confesso, sono andato in crisi. Davvero non c’erano altri argomenti? Ho sbirciato in giro ed ecco, tra quelle commentabili, alcune tra le notizie più diffuse: cecchini egiziani che sparano sui manifestanti dai tetti, bambini tarantini colpiti da un fulmine in spiaggia, la benzina mai così cara, un orso ucciso a fucilate in Molise, l’inesperienza del pilota che ha schiantato un Boeing. Tutti temi perlopiù tristi e drammatici e magari anche importanti, sì, ma che voi – dovete saperlo, egregi lettori – statisticamente leggerete e cliccherete meno delle notizie sulla gnocca o sulle mutande della Ravetto. Riecco una microscopica e quotidiana riproposizione, in sostanza, del dilemma che ogni giorno ci arrovella: bisogna privilegiare ciò che il pubblico deve leggere o ciò che il pubblico vuole leggere? Quanta informazione e quanto infotainment? Sbagliare la risposta a questa domanda, oltretutto, può far chiudere un giornale. Quindi non sorbitevi dei dibattiti troppo complessi sull’informazione, in futuro: uno dei nodi principali rimane questo. Se i giornali dobbiamo farli noi oppure voi.

(Pubblicato su Libero)

Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera