Il niente in streaming

Non era neanche arroganza: quella dei capogruppo grillini, ieri, era un’ignoranza che non gli faceva neppure comprendere la figuraccia che stavano facendo e infliggendo. Le due capre di Casaleggio, ieri mattina, ci annoiavano in streaming e ci confermavano che tutte le decisioni erano già prese altrove, dopodiché sfilava l’arroganza che appunto è ignoranza: «Noi non incontriamo le parti sociali, noi siamo le parti sociali» ha detto lei, Roberta Lombardi, la peggiore. Forse la frase più boriosa pronunciata in televisione da anni a questa parte. Loro non sono due qualsiasi, non sono due catapultati in Parlamento via Porcellum – come tutti gli altri – che Grillo ha selezionato via web in dieci minuti e che conoscono il Paese come tutti noi. Loro sono «il» Paese, sono «le» parti sociali, tutte, anzi, sono gli ormai impronunciabili «cittadini» che hanno occupato il palazzo d’inverno col vestito buono.

Sociali, in realtà, sono gli assistenti che occorrerebbe chiamare, così da spiegare alle due capre la differenza tra la politica e la sua sciagurata rappresentazione mediatica, la differenza tra una postura estetizzante e un’altra che, una volta in Parlamento, ha conseguenze vere nella vita reale, quella del Paese, quella della gente che attende risposte, mica solo lo spread e le Borse, altro che Ballarò e dintorni, altro che quella piazza catodica che a quanto pare ha costituito il laboratorio del populismo grillino. Ieri abbiamo confermato questo: che a Ballarò si ballava sul Titanic, che da Santoro si affilavano le armi, che da Vespa si occupava una terza camera senza accorgersi che sparivano le prime due. Ma, a ben pensarci, già lo sapevamo.

C’era da prendere il valium, ieri, nell’ascoltare la ragazzina che distribuiva patenti di credibilità dall’alto del suo non-essere, che delegittimava le persone in quanto partiti: è quanto di più ideologico possa essere espresso in questo secolo. Stava a dire che voi – partiti – non siete persone, non c’entra se siate capaci o incapaci, oneste o disoneste, voi siete un marchio a fuoco, siete una razza da estirpare e delegittimare benché democraticamente eletta. Il tutto lasciando scivolare il diktat di Casaleggio, peraltro grezzamente: ritrovare una centralità del Parlamento abolendo i governi, reinventarsi un assemblearismo spinto di chiave ottocentesca ma a propulsione elettronica, pretendere le commissioni parlamentari ma non un dicastero: Bersani e Letta, ieri, parlavano con questa gente. È da un mese che lo fanno, che ci provano, che non capiscono: un po’ capre anche loro, invero.

Il guru spirituale Grillo, intanto, spiegava che Bersani e Berlusconi (ecc.) sono dei «puttanieri» e questo dopo che l’assessore Franco Battiato aveva parlato di «troie in Parlamento». È arrivata la società civile. La capogruppo alla Camera Roberta Lombardi, intanto, veniva contestata dai deputati grillini che hanno addirittura chiesto le sue dimissioni. Il capogruppo al senato Vito Crimi, intanto, in serata diceva qualcosa che neppure si capiva, ma che veniva ripreso, estrapolato, riportato, sezionato, smentito, spiegato, integrato da migliaia di giornalisti di un Paese disperato. E oggi si ricomincia.

Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera