Renzi vorrebbe che suo padre ricevesse una pena doppia, se colpevole

Lo ha detto ieri a “Otto e mezzo”, spiegando la sua posizione sull'inchiesta CONSIP

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Venerdì 3 marzo l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La7, e tra le altre cose ha parlato della cosiddetta inchiesta CONSIP, un’intricata indagine su un presunto caso di corruzione e che ha coinvolto suo padre, Tiziano Renzi, che ieri è stato interrogato per quattro ore dalla procura di Roma. Tiziano Renzi è indagato per traffico di influenze: in breve, i magistrati sospettano che l’imprenditore napoletano Alfredo Romeo, arrestato mercoledì, abbia corrotto un funzionario di CONSIP e abbia promesso denaro a Tiziano Renzi perché a sua volta facesse pressioni su CONSIP, che è la società che si occupa di gran parte degli acquisti della pubblica amministrazione. Le accuse si basano, per quello che si sa, su prove piuttosto controverse, e secondo le ricostruzioni Tiziano Renzi non ha ricevuto soldi da Romeo né sembra lo abbia mai incontrato. Qui c’è tutta la storia dall’inizio, per capirci qualcosa.

Parlando delle accuse verso suo padre, Matteo Renzi ha detto:

«Se c’è un parente, un genitore, un figlio di un politico indagato, in passato si pensava a trovare le soluzioni per scantonare il problema, per non andare a processo, per inventarsi chissà che cosa per evitare i processi. Io sono fatto in un altro modo. Per me quando c’è un processo i cittadini sono tutti uguali. Anzi: se mio padre ha commesso qualcosa, non soltanto è giusto che vada a processo subito. Mi piacerebbe pensare che se fosse davvero colpevole, dovrebbe avere una pena doppia».