Ivan Scalfarotto: «Io mi fido di Matteo Renzi. Sospendo il mio digiuno»

Il deputato del PD lo aveva cominciato lo scorso 29 giugno, contro le lentezze nell'approvazione di una legge sulle unioni civili

Matteo Renzi e Ivan Scalfarotto, in una foto pubblicata su Twitter da@nomfup.
Matteo Renzi e Ivan Scalfarotto, in una foto pubblicata su Twitter da

Ivan Scalfarotto, deputato del Partito Democratico e sottosegretario per le Riforme costituzionali e i Rapporti con il Parlamento, ha annunciato su Twitter di avere deciso di sospendere il suo digiuno che aveva cominciato lunedì 29 giugno contro i continui rallentamenti nell’approvazione in Italia di una legge sulle unioni civili. Scalfarotto aveva spiegato le sue ragioni su un post del suo blog, dicendo che non avrebbe ricominciato ad assumere cibo «fino a quando non avremo una certezza sulla data della cessazione di questa grave violazione dei diritti umani che si consuma nel nostro Paese». Oggi, dopo l’intervento del presidente del Consiglio all’assemblea del PD, Scalfarotto ha scritto:

«Io mi fido di Matteo Renzi. Sospendo il mio digiuno.»

Durante l’assemblea del PD, Renzi ha detto che il suo governo approverà una legge sulle unioni civili entro l’anno, di fatto stabilendo una data certa, come chiesto da Scalfarotto. In Italia da circa trent’anni si sta discutendo di una legge che preveda una forma di riconoscimento per le unioni omosessuali. L’ultimo tentativo in ordine di tempo è ancora in corso: il governo Renzi ha ripreso in mano la questione dopo anni di sostanziale inattività avanzando una nuova proposta di legge sulle unioni civili, che è stata descritta come una sintesi di nove proposte di legge già esistenti. La relatrice del disegno di legge è la senatrice Monica Cirinnà del Partito Democratico. Il guaio è che la proposta da mesi incontra un fortissimo ostruzionismo incoraggiato da manifestazioni pubbliche come il Family Day ed è oggetto di dibattito all’interno dello stesso Partito Democratico. Il disegno di legge è praticamente bloccato in commissione Giustizia del Senato, ed è già stato parzialmente modificato.