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  • Venerdì 12 giugno 2015

5.000 vestiti per ricordare le donne stuprate durante la guerra in Kosovo

È l'installazione dell'artista Alketa Xhafa-Mripa allestita oggi nello stadio di Pristina

L'installazione "Thinking of You", dell'artista kosovara Alketa Xhafa Mripa, Pristina, Kosovo, 10 giugno 2015.
(AP Photo/Visar Kryeziu)
L'installazione "Thinking of You", dell'artista kosovara Alketa Xhafa Mripa, Pristina, Kosovo, 10 giugno 2015. (AP Photo/Visar Kryeziu)

Oggi sarà inaugurata a Pristina, in Kosovo, l’installazione “Thinking of You” dell’artista Alketa Xhafa-Mripa, nata in Kosovo e residente a Londra: è allestita nello stadio principale della città e composta da circa cinquemila vestiti appesi a 45 fili del bucato, per ricordare le persone stuprate e molestate sessualmente durante la guerra in Kosovo.

L’installazione è inaugurata il giorno del 16esimo anniversario dell’entrata in Kosovo dei peacekeeper della NATO, avvenuta il 12 giugno del 1999, che sancì di fatto la fine della guerra, iniziata nel febbraio del 1998 quando i separatisti albanesi si ribellarono alla Yugoslavia del dittatore serbo Slobodan Milosevic. Non è possibile avere cifre esatte, ma secondo le organizzazioni internazionali durante il conflitto circa 20mila donne albanesi – e anche qualche uomo – vennero stuprate da soldati, poliziotti e paramilitari serbi. Lo stupro era sistematicamente utilizzato dai soldati per umiliare e terrorizzare i civili, tanto che donne e ragazze venivano spesso violentate davanti ai familiari. La maggior parte di loro non ha denunciato i colpevoli e anzi ha preferito restare in silenzio e non parlare della violenza, per timore di venire emarginate e causare vergogna alla famiglia.

«Si vergognavano, si sentivano sporche, macchiate, ma per me è il contrario», dice Xhafa-Mripa. «”Lavare i panni sporchi in pubblico” vuol dire parlare apertamente delle proprie faccende private, ma in questo caso i panni sono puliti, come le donne sopravvissute alla violenza, che sono pure e non hanno nessuna macchia». Xhafa-Mripa – che ha 35 anni e vive a Londra dal 1998, quando si trasferì per studiare arte – spiega: «Non c’è un noi e un loro. Siamo un tutt’uno in quanto donne. Se è accaduto a lei, sarebbe potuto accadere anche a me». Anche il luogo dell’installazione è significativo: lo stadio «simboleggia il mondo degli uomini: sudore, rabbia, urla, adrenalina. Soprattutto, è un ambiente chiuso, è una scatola da cui non si può scappare, e che evoca quindi l’esperienza dello stupro». Lo stadio si trova inoltre nel centro di Pristina, dove si tengono solitamente le parate militari e le commemorazioni per la guerra; questo però vuole essere un modo nuovo di ricordare il conflitto, non pomposo e militaresco ma attento al dolore dei sopravvissuti.

Nelle ultime settimane Xhafa-Mripa e Anna Di Lellio – la produttrice di “Thinking of you” – hanno raccolto i vestiti per l’installazione, ricevendone un po’ da tutto il mondo: da donne potenti e famose – politiche, diplomatiche, figure pubbliche come la moglie di Tony Blair, Cherie, e stiliste come Diane Von Furstenberg – e umili e sconosciute come quelle delle province rurali del paese. Quartz racconta che una donna era così povera da non poter donare la sua gonna: ha rimediato offrendo dei calzini fatti a maglia. Un’altra, abbandonata dal marito, ha regalato l’abito da sposa, un’altra ancora il vestito rosso che indossava quando venne stuprata durante la guerra. Anche molti uomini hanno partecipato all’installazione, invitando a pensare e ricordare le madri, mogli, sorelle e amiche che hanno subito le violenze.

Xhafa-Mripa sta discutendo con le autorità del paese per trasformare “Thinking of You” in un’installazione permanente a Pristina, e allo stesso tempo progetta di allestirla in altri paesi dove la violenza sessuale è stata utilizzata come un’arma durante la guerra.