Il colpo del secolo

Lista dei piccioni che Renzi ha preso con una fava, mentre tutti guardavamo da un'altra parte e pensavamo di saperla lunga

Foto Fabio Cimaglia / LaPresseRoma 26-01-2015PoliticaMatteo Renzi esce dal Senato dopo l'incontro con i senatori del PDNella foto Matteo RenziPhoto Fabio Cimaglia / LaPresseRome 26-01-2015PoliticMatteo Renzi leaves the Senate after the meeting with the senators of the PDIn the photo Matteo Renzi
Foto Fabio Cimaglia / LaPresseRoma 26-01-2015PoliticaMatteo Renzi esce dal Senato dopo l'incontro con i senatori del PDNella foto Matteo RenziPhoto Fabio Cimaglia / LaPresseRome 26-01-2015PoliticMatteo Renzi leaves the Senate after the meeting with the senators of the PDIn the photo Matteo Renzi

Con la politica non si sa mai cosa succederà un minuto, un giorno e un mese dopo, e ogni sentenza andrebbe lasciata ai posteri, perché ogni giudizio è temporaneo. Ma al punto dove siamo oggi, Matteo Renzi ha realizzato in questi giorni uno dei più grandi e creativi colpi politici della storia della Repubblica italiana: cogliendo un allineamento di pianeti che – fortunoso o pianificato, o entrambi – si è tradotto in una manovra degna della Stangata, nel senso del film.

Per dire solo gli aspetti principali, Renzi ha: scelto lui il presidente della Repubblica; ottenuto il consenso di tutto il suo partito, che fino a ieri (e forse da dopodomani) era in profondissime divisioni; ricevuto quindi da ogni sfumatura delle opposizioni interne (Civati; Fassina; Bersani; Bindi; eccetera) lodi e apprezzamenti unanimi come mai, ricompattando un senso di identità che per qualche tempo annulla tutte quelle divisioni; smentito i suoi nemici più aggressivi sgonfiando loro in mano il grande mito diabolico del Patto del Nazareno, arma di polemica quotidiana nei suoi confronti; dimostrato ai sospettosi del suo avvicinamento a Berlusconi che lui Berlusconi lo scarica e umilia quando vuole; scaricato e umiliato Berlusconi; gettato Forza Italia in un caos persino più drammatico di quello in cui già si trovava; evitato probabilmente che tutto questo possa avere conseguenze sulla riforma della legge elettorale; escluso completamente dalla scena il M5S e ridicolizzato i suoi sforzi sovversivi, diventati contorno e capriccio; portato sulla propria autonoma scelta di un candidato il voto arrendevole di molti parlamentari di altri partiti.
E tutte queste cose con lo stesso Parlamento che solo due anni fa si era reso responsabile di quel grande e famigerato fallimento nella ricerca di un successore di Napolitano.
E ancora se ne potrebbero dire: la dimensione della vittoria di Renzi ha preso via via il percorso di quella della Germania contro il Brasile lo scorso luglio.

Ma la cosa più spettacolare da aggiungere è questa: di questo allineamento potenziale di pianeti – primo fra tutti il consenso necessario esatto individuato intorno a Sergio Mattarella, di estensione impensabile per ogni altro candidato – non si era accorto nessuno, se non Renzi. Un simile scenario – non la candidatura Mattarella, chiaro, ma la candidatura Mattarella unilaterale e i dieci piccioni con una fava – non era stato ipotizzato in nessun angolo del fertilissimo mondo dell’analisi politica italiana, e ha spiazzato e sorpreso tutte le forze politiche, partito di Renzi compreso. Sarebbe facile descrivere il “buco” preso dai commentatori politici nel non ipotizzare una giocata come questa, né che fosse possibile: Renzi, regista della squadra, mentre tutti guardavamo quale uomo si smarcasse per ricevere il lancio o chi andasse in fuorigioco, ha visto un varco ed è andato in porta con la palla. Come è potuto succedere? Probabilmente è perché eravamo tutti in una bolla che diceva “deve accordarsi con Berlusconi” e lo davamo per inevitabile. È venuto fuori che non era vero che doveva accordarsi con Berlusconi, e che non era inevitabile: “think out of the box”, dicono gli americani. Renzi ha pensato fuori dalla scatola e si è detto “e se invece faccio da solo e Berlusconi lo ignoro?”. Ha funzionato, e lo ha pensato soltanto lui: ce ne siamo accorti che era già in porta.

Daccapo: quanto genio e quanta fortuna e accidenti ci siano stati in questo percorso, è difficile dire. È sempre difficile dire e c’è sempre qualcuno che dice “ma”. Però contano i risultati. E non è la prima volta che Renzi si prende dei rischi e crede nel suo giudizio e gli va bene: qualcosa vorrà dire (anche che rischia ogni volta di più). E a sinistra era atteso da anni qualcuno che battesse Berlusconi, e che lo battesse sul suo terreno della manovra politica e del consenso parlamentare (spontaneo o “aiutato”): che a riuscirci – a fregare Berlusconi al punto di annichilirlo in un silenzio distante – sia stato il più odiato dagli antiberlusconiani professionali che in questo hanno fallito per vent’anni, e che sia stato colui che loro stessi accusavano di esserne il salvatore, non è soltanto illuminante: fa quasi ridere.

Da domani ricominciano le altre cose, e ognuna avrà vita propria: molti di quelli che hanno sbagliato letture e previsioni ancora nei giorni scorsi stanno già diffondendo ipotesi di nuove sciagure imminenti, in cerca di rivalsa e occultamento dei propri fallimenti precedenti. Ci sta. Agli uomini di buona fede e buona volontà la spericolatezza di scelte di Matteo Renzi sembra semplicemente sempre più rischiosa e forse bisognosa di maggior misura e progettualità. Ma non è oggi il giorno giusto per spiegarglielo.