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  • Mercoledì 21 gennaio 2015

“Better Days”

La gran storia di come nel 2010 l'esercito colombiano riuscì a rassicurare gli ostaggi delle FARC infilando un messaggio in codice morse dentro una canzone pop

403499 06: (COLOMBIA OUT) Members of the Revolutionary Armed Forces of Colombia (FARC) guard the surrounding area of a safe house April 7, 2002 in Cundinamarca, Colombia. The FARC guerrillas, once in San Vicente del Caguan, are now regrouping in the mountains of southern Bogota to allegedly start a new war strategy against the capital. (Photo by Carlos Villalon/Getty Images)
403499 06: (COLOMBIA OUT) Members of the Revolutionary Armed Forces of Colombia (FARC) guard the surrounding area of a safe house April 7, 2002 in Cundinamarca, Colombia. The FARC guerrillas, once in San Vicente del Caguan, are now regrouping in the mountains of southern Bogota to allegedly start a new war strategy against the capital. (Photo by Carlos Villalon/Getty Images)

Nel 2010, in Colombia, una canzone pop fu composta e fatta trasmettere via radio dall’esercito allo scopo di nascondere un messaggio da inviare ad alcuni ostaggi rapiti dalle FARC, il gruppo armato di ispirazione marxista che controlla parte del paese e che dagli anni Sessanta combatte il governo centrale (con cui sta trattando da circa due anni per una tregua definitiva). Il progetto fu curato dall’esercito colombiano assieme a un gruppo di famosi pubblicitari del paese: l’operazione è rimasta segreta fino al 2011, anno in cui in governo l’ha desecretata. La vicenda è stata raccontata in un lungo articolo di The Verge, scritto dal giornalista Jeff Maysh.

Nel 2010, dopo ventidue anni di carriera nell’esercito da esperto delle comunicazioni, il colonnello Jose Espejo stava per andare in pensione. Come ultima operazione prima di ritirarsi aveva deciso di cercare di cercare di liberare un gruppo di soldati tenuti prigionieri dalle FARC in un campo nascosto nella giungla: non è chiaro quanti soldati fossero detenuti nel campo (né dove fosse questo campo), sebbene Maysh racconta che alcuni «erano prigionieri da più di dieci anni e molti avevano contratto una brutta malattia che danneggiava la pelle, causata dalla puntura di alcuni insetti». Per decenni le FARC hanno rapito decine di soldati di alto grado e personaggi politici colombiani – fra cui, dal 2002 al 2008, la famosa senatrice Íngrid Betancourt – per utilizzarli nelle proprie trattative col governo, oltre che cittadini statunitensi per i quali venivano richiesti ingenti riscatti. Espejo seppe delle pessime condizioni di questo gruppo di soldati tenuti prigionieri tramite un video.

Come già avvenuto in passato, per liberarli l’esercito poteva “semplicemente” pianificare un’operazione militare per attaccare il campo. Espejo, però, sapeva che le FARC avevano l’abitudine di sparare agli ostaggi appena capivano di essere attaccati: in quel caso, quindi, era necessario che i prigionieri sapessero in precedenza che sarebbero stati coinvolti in un’azione di salvataggio, e che quindi dovessero tenersi pronti. Era necessario trovare il modo di condensare una specie di “avviso” in un breve messaggio, che potesse essere compreso solo dai prigionieri. Inoltre, Espejo voleva portare in qualche modo un conforto a queste persone, facendo sapere loro che il governo non si era dimenticato del loro sequestro e stava occupandosi della loro liberazione.

Espejo si affidò all’allora 42enne Juan Carlos Ortiz, un pubblicitario molto famoso in Colombia – aveva una reputazione «alla Don Draper», scrive Maysh – da alcuni anni emigrato negli Stati Uniti. Ortiz anni prima aveva grande popolarità anche all’estero per aver creato una specie di “pubblicità progresso” finanziata dal governo contro il consumo di cocaina: nel video un distinto passeggero di un mezzo pubblico aspira con discrezione la forfora presente sulla spalla di un altro passeggero, scambiandola per cocaina. Alla fine della pubblicità, compare la scritta: «la cocaina crea dipendenza. Molta dipendenza».

Grazie a questa campagna nel 2000 Ortiz vinse un Leone d’oro alla Festival internazionale della creatività di Cannes, che si tiene dal 1954 e assegna i premi più importanti dell’industria pubblicitaria. Fu il primo colombiano a vincere il premio: tornò nel suo paese accolto «come un eroe nazionale» e gli fu assegnata un’onorificenza ufficiale. Le FARC, però, che basano parte dei loro introiti sul traffico di cocaina, cominciarono a inviargli lettere e telefonate di minaccia. Ortiz dopo un po’ fu trasferito dalla sua agenzia – la celebre Leo Burnett, fondata a Chicago nel 1935 da uno dei più famosi pubblicitari della storia – nei suoi uffici di New York, dove Ortiz si trasferì con la sua famiglia. Più tardi Ortiz fu assunto dalla DDB, un’altra famosa agenzia pubblicitaria, e si trasferì a Miami. Espejo chiede a Ortiz di collaborare al progetto. Ortiz, infatti, in passato aveva già ideato alcuni metodi “creativi” per combattere le FARC. Racconta Maysh:

Nel 2008 ideò un’operazione per convincere le guerrigliere incinte ad abbandonare l’organizzazione: l’esercito lanciò sette milioni di ciucci nella giungla, per incoraggiarle a tornare alla civiltà. L’operazione coinvolse sette elicotteri e tre aerei e impiegò 72 soldati per 960 ore di volo. Durante le vacanze invernali, invece, l’esercito illuminò alcuni alberi di Natale nella giungla per ricordare ai guerriglieri cosa si stavano perdendo. Lo stesso esercito scrisse alcuni messaggi di pace su palloni da calcio che scaricò in un fiume, per farli arrivare ad alcuni accampamenti ribelli.

Ortiz accettò e mise insieme un gruppo di pubblicitari, «la crema dell’industria pubblicitaria colombiana». Assieme al colonnello Espejo, si radunarono nell’ufficio di DDB di Bogotà per farsi venire un’idea. Espejo, a un certo punto, spiegò che i guerriglieri delle FARC erano soliti fare ascoltare la radio ai propri prigionieri: era un modo per tenerli occupati durante gli spostamenti nella giungla e impedirgli di pensare alla fuga. La pratica è nota da anni: nel 1994 la radio colombiana Caracol iniziò a trasmettere un programma intitolato Le voci dei rapimenti che permetteva a familiari e amici di persone rapite di registrare e diffondere un messaggio di trenta secondi, preceduto dal nome del destinatario: il programma era stato ideato da Herbin Hoyos Medina, un giornalista colombiano, dopo che lui stesso era stato rapito dalle FARC e tenuto prigioniero per 17 giorni (il programma va in onda ancora oggi). Ortiz prese in considerazione l’ipotesi di inserire un messaggio all’interno di una pubblicità radiofonica.

Alfonso Diaz, il direttore creativo dell’ufficio di Bogotà, suggerì invece di usare il codice Morse, un famoso sistema per trasmettere numeri e parole attraverso un segnale a intermittenza. Espejo approvò l’idea: secondo Maysh «sapeva che a molti soldati – specialmente a quelli del reparto comunicazione – era stato insegnato il codice durante l’addestramento base. Inoltre, pensò: “quelli delle FARC sono dei contadini, non lo conosceranno”». Ortiz definì la proposta di usare il Morse “un momento-eureka”: si trattava solo di capire quale potesse essere il suo “contenitore”. Infine venne fuori l’idea di trasmetterlo all’interno di una canzone: ma non era facile, perché doveva essere abbastanza evidente da essere riconosciuto e compreso da chi conosceva il codice morse ma non evidente al punto da far sembrare “strana” la canzone, che doveva essere una vera canzone.

L’esercito contattò allora Radio Bemba, uno studio di registrazione di Bogotà che produceva solitamente jingle per le pubblicità di birre. Carlos Portera, un produttore che lavorava per Radio Bemba, racconta: «ci chiesero se sapessimo come fare per nascondere un messaggio all’interno di una canzone, cosicché nessuno lo potesse decifrare a meno che conoscesse il morse». A Portela fu spiegato che un esperto in codice morse può riconoscere circa quaranta parole al minuto, trasmesse in codice. Portela decise di abbassare notevolmente il numero di parole, per far sì che il messaggio venisse letto più facilmente: fu individuato un messaggio di cinque parole, da ripetere per tre volte nell’arco di una canzone di 3 minuti e 59 secondi. Il messaggio era: 19 liberados, siguen ustedes. Animo. (“19 persone sono già state liberate. Voi siete i prossimi. Coraggio”).

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La canzone fu completata nel settembre del 2010, dopo alcune settimane di lavoro. Fu intitolata Better Days ed era cantata da due artisti semi-sconosciuti del giro di Radio Bemba: uscì a nome di “Natalia Gutierrez Y Angelo”. È una canzone pop-rock con un testo che fa un velato riferimento alla vita dei prigionieri: “Nel mezzo della notte / pensando a ciò che amo di più / sento il bisogno di cantare / quanto mi mancano”: il messaggio è trasmesso attraverso una specie di assolo di sintetizzatore, appena dopo il ritornello, prima della nuova strofa: più o meno dopo un minuto e mezzo.

Luis Mendieta Ovalle, un generale dell’esercito che a sua volta in passato era stato rapito dalle FARC, apparve in televisione qualche tempo prima della diffusione della canzone e disse: «questo è un messaggio per i membri delle FARC. Per quelli che sono tenuti prigionieri senza una radio: per favore, date loro una radio». L’esercito riuscì a far trasmettere la canzone dalle radio con una certa facilità: tutte le radio che trasmettevano nella zona del campo dove erano tenuti i prigionieri erano di proprietà del governo. La canzone – nessuno sapeva che conteneva un messaggio segreto, a parte quelli che ci lavorarono – venne trasmessa da 130 piccole stazioni radio della zona e divenne anche piuttosto popolare.

Il piano funzionò: Maysh non racconta con precisione l’esito della missione ma riporta una dichiarazione di Espejo secondo cui «siamo a conoscenza di prigionieri che hanno sentito la canzone e sono stati in grado di scappare vivi e fornirci informazioni che hanno portato al rilascio di altri ostaggi». Un soldato liberato, inoltre, ha spiegato di «aver riconosciuto il codice nascosto dentro alla canzone» e che il messaggio era circolato fra i prigionieri. Secondo il soldato peraltro ai guerriglieri delle FARC la canzone piaceva. Espejo è andato in pensione e ora lavora come giornalista. Ortiz continua a lavorare da pubblicitario e negli scorsi anni ha curato campagne pubblicitarie, fra gli altri, per Rice Krispies e la Volkswagen. Le FARC hanno rilasciato i loro ultimi prigionieri politici nel 2012.

nella foto: due guerriglieri delle (FARC Carlos Villalon/Getty Images)