Il caso di Yara Gambirasio, dall’inizio

La storia incredibile delle indagini e delle complicazioni genealogiche e genetiche che hanno portato all'accusa contro Giuseppe Bossetti e al suo arresto

di Emanuele Menietti – @emenietti

Nel tardo pomeriggio di lunedì 16 giugno, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha annunciato con un discusso comunicato stampa l’identificazione del presunto assassino di Yara Gambirasio, una ragazzina di 13 anni di Brembate di Sopra (Bergamo), uccisa nel 2010 e al centro di un lunga e complicatissima indagine molto seguita da media e pubblico italiani. La persona accusata dell’omicidio si chiama Massimo Giuseppe Bossetti, ha 43 anni, è sposato, ha tre figli ed è un lavoratore edile autonomo. Secondo gli investigatori avrebbe provato a violentare e poi avrebbe causato le gravi ferite a Yara Gambirasio che ne comportarono la morte. Bossetti è stato identificato con un test del DNA compatibile con alcune tracce organiche trovate sul corpo della ragazzina.

26 novembre 2010
Nel tardo pomeriggio del 26 novembre 2010 Yara Gambirasio aveva finito uno dei suoi allenamenti in palestra, a pochi minuti a piedi da casa sua. Non vedendola tornare, dopo circa un quarto d’ora di attesa, i genitori provarono a telefonarle, ma il cellulare era spento. Dopo una serie di ulteriori tentativi, denunciarono la scomparsa della ragazzina.

Mapello
Le prime indagini sulla scomparsa di Yara Gambirasio si dedicarono soprattutto a un cantiere nei pressi di Mapello, a circa 3 chilometri di distanza dalla palestra da cui era uscita Yara Gambirasio. La zona era stata identificata attraverso l’analisi degli ultimi ripetitori a cui si era collegato il suo cellulare. Furono utilizzati cani da ricerca per effettuare diversi rilievi e trovare possibili tracce.

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Mohamed Fikri
Con un’operazione di polizia su una nave partita da Genova verso Tangeri (Marocco), il 5 dicembre 2010 fu arrestato Mohamed Fikri, un piastrellista di origini tunisine sospettato di essere coinvolto nella scomparsa di Yara Gambirasio. L’arresto fu disposto dopo l’analisi di una intercettazione telefonica, in cui Fikri avrebbe detto alla propria ragazza “Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io”. Il nastro della telefonata fu in seguito sottoposto ad altre perizie che scoprirono un grave errore di traduzione dall’arabo: Fikri aveva detto “Allah ti prego, fai che risponda”. Il 7 dicembre fu scarcerato, ma le accuse di omicidio e occultamento di cadavere furono ritirate solo nell’inverno del 2013.

26 febbraio 2011
Tre mesi dopo la scomparsa, Yara Gambirasio fu trovata morta da un passante lungo un torrente, poco distante dal paese di Chignolo d’Isola, a circa 9 chilometri di distanza da Mapello dove si erano concentrate le ricerche negli ultimi giorni di novembre del 2010. Le indagini indicarono il luogo del ritrovamento come quello in cui era stata uccisa la ragazzina, che probabilmente era stata prima trasportata contro la sua volontà nella zona da qualcuno per violentarla. L’autopsia confermò che Yara Gambirasio era stata colpita alla testa e ferita gravemente con un’arma da taglio alla gola, al torace, alla schiena e ai polsi . L’assalitore probabilmente se ne era andato prima che fosse morta.

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DNA
Analizzando i vestiti di Yara Gambirasio, gli investigatori trovarono una traccia di sangue non compatibile con quello della ragazzina. Apparteneva a un maschio, forse colui che l’aveva uccisa o un suo complice. Fu indicato nelle indagini come “Ignoto 1” e quel DNA divenne l’indizio più importante. Nei giorni seguenti furono avviati controlli su tutte le persone con cui Yara Gambirasio era stata a contatto negli ultimi giorni prima di scomparire. Gli investigatori prelevarono campioni di DNA dai frequentatori della palestra, dai lavoratori del cantiere di Mapello e dai frequentatori della discoteca a poche centinaia di metri da dove era stato trovato il cadavere.

21 ottobre 2011
Tra le centinaia di campioni di DNA raccolti, gli investigatori trovarono infine un legame genetico, seppure parziale, tra “Ignoto 1” e un uomo di nome Damiano Guerinoni. Furono disposti test del DNA su tutti i suoi familiari, e questo portò all’identificazione di tre cugini di Guerinoni (tra di loro fratelli) con una compatibilità genetica ancora più alta con il DNA maschile trovato sugli slip e i leggings di Yara Gambirasio. Per avere un quadro completo gli investigatori avevano bisogno del DNA del padre dei tre cugini, Giuseppe, che era morto nel 1999. Dopo una prima verifica sul DNA ottenuto dalle tracce di saliva sul retro di una marca da bollo sulla patente di Giuseppe Guerinoni, fu disposta la sua esumazione.

Guerinoni
L’analisi del DNA sui resti di Giuseppe Guerinoni confermarono al 99,99999987% che “Ignoto 1” era sua figlio, ma con una madre diversa dalla moglie di Giuseppe Guerinoni con la quale aveva avuto altri figli. L’attenzione si spostò di conseguenza sulla ricerca della madre di “Ignoto 1”, con l’avvio di un’altra indagine su larga scala da parte degli investigatori. Giuseppe Guerinoni era stato un autista di autobus e prestava servizio tra diversi paesi nella provincia di Bergamo. Per mesi furono ricostruite conoscenze, amicizie e le storie di centinaia di passeggere trasportate da Guerinoni sul suo pullman. Un lavoro di catalogazione immenso, con centinaia di test del DNA da effettuare su donne sposate e ragazze madri.

Bossetti
La lunga ricerca ha portato infine a un risultato venerdì scorso, quando i tecnici del Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) dei Carabinieri hanno confermato che il DNA prelevato a una donna di nome Ester Arzuffi di 67 anni è compatibile con quello della madre di “Ignoto 1”, mettendolo a confronto con quello del padre. Arzuffi si era sposata nel 1966 con Giovanni Bossetti, con il quale era andata a vivere a Parre, un altro paese della zona. Si era successivamente trasferita a Terno d’Isola nel 1970, quando aveva scoperto di essere incinta, dopo un rapporto con Giuseppe Guerinoni, l’autista d’autobus. Da quella gravidanza nacquero due gemelli, una femmina e un maschio; quest’ultimo fu chiamato Massimo Giuseppe come il padre biologico. Il marito di Ester Arzuffi, il signor Bossetti, li crebbe come fossero suoi e non è chiaro se fosse al corrente che fossero nati da un’altra relazione. Questa è la ricostruzione degli investigatori, dalla quale si è concluso che “Ignoto 1” sia con ogni probabilità Massimo Giuseppe Bossetti, figlio di Giuseppe Guerinoni e di Ester Arzuffi, cresciuto nella famiglia Bossetti.
Stando alle testimonianze raccolte dai giornali, Ester Arzuffi avrebbe affermato che i suoi due gemelli sono figli di suo marito, anche se due test del DNA dicono il contrario. Non si sa se Massimo Giuseppe Bossetti sapesse che il padre che lo aveva cresciuto non era quello biologico.

Ultimi test
Durante lo scorso fine settimana, si è svolta la parte più delicata delle indagini: gli investigatori avevano il nome di una persona e una serie di accertamenti da fare sul suo conto, con cautela per evitare di insospettirla. Le prime verifiche hanno permesso di scoprire molti elementi compatibili tra Bossetti e “Ignoto 1”: Bossetti è un muratore e nei polmoni di Yara Gambirasio erano state trovate tracce di calce provenienti da un cantiere, sulle sue suole altro materiale per costruzioni. Ottenuto il numero di cellulare di Bossetti, gli investigatori hanno recuperato i dati sulla rete cellulare del 26 novembre 2010, scoprendo che nelle ore in cui era scomparsa Yara Gambirasio il cellulare si trovava nella stessa zona.

Match
Dopo averlo tenuto sotto sorveglianza per un paio di giorni, domenica scorsa gli investigatori hanno deciso di entrare in contatto con Bossetti per ottenere il suo DNA. Per farlo è stato organizzato un finto posto di blocco delle forze dell’ordine per l’alcoltest: l’auto di Bossetti è stata fermata con la scusa di sottoporlo a un test di routine. Su indicazione degli agenti, l’uomo ha soffiato nella cannuccia dell’alcoltest, lasciando tracce di saliva che successivamente sono state analizzate per ottenere il suo DNA.
Come avevano ipotizzato gli investigatori, il test ha confermato un’altissima compatibilità del campione di DNA di “Ignoto 1” ottenuto dal sangue sugli slip di Yara Gambirasio con il DNA di Massimo Giuseppe Bossetti.

Arresto
Lunedì 16 giugno, Giuseppe Bossetti è stato arrestato mentre stava lavorando in un cantiere a Dalmine, sempre in provincia di Bergamo. È stato portato in caserma dove è stato sottoposto a un primo interrogatorio, durante il quale si è avvalso della facoltà di non rispondere. Nei prossimi giorni dovrà comparire davanti al giudice per le indagini preliminari per la conferma dell’arresto. È bene ricordare che Bossetti è accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio e che ci sono prove consistenti contro di lui, ma che deve essere comunque ancora processato e che non c’è nessuna sentenza di colpevolezza nei suoi riguardi.