La cena per farli conoscere

Casini entrerà nella maggioranza? La risposta è no, occupiamoci d'altro

È andata così: c’è stata una cena giovedì sera che sembrava una via di mezzo tra una  puntata dell’Isola dei famosi e una riunione della Spectre de noantri. A casa di Bruno Vespa sono arrivati Silvio Berlusconi, Pierferdinando Casini, il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, il segretario di Stato Vaticano Bertone, il presidente di Generali Cesare Geronzi, Gianni Letta e la figlia del PresdelCons Marina Berlusconi, presidente di Mondadori.

Trascurando gli altri infiniti interessi in ballo in un simile consesso, i giornali si sono concentrati (36 ore dopo, che prima c’era lo sciopero) sulla presenza di Casini e su quanto l’incontro con Berlusconi segnalasse un’accelerazione nell’avvicinamento dell’UDC alla maggioranza di cui si parla da tempo. Come se ne parla? Chi ne parla? Ne parlano i giornali – da mesi, quasi da anni – attribuendo a Berlusconi l’intenzione di coinvolgere l’UDC nel governo per “rafforzare” la maggioranza e renderla indipendente dalle intemperanze dei finiani che vanno facendosi minacce: Bocchino ha sempre confermato l’appoggio alla maggioranza malgrado tutto, ma ieri per esempio ha cominciato ad alludere a conti dei numeri (aggiornamento: Bocchino ha smentito quella minaccia).

Conseguenze di quella cena per gli assetti di governo, a quanto si sa? Nessuna. Salvo una quantità enorme di chiacchiere e speculazioni. Casini avrebbe confermato quel che va dicendo pubblicamente, e in effetti nemmeno la fama di trasformismo dell’UDC potrebbe giustificare un salto della quaglia così spettacolare dopo le cose dette in questi mesi nei confronti della maggioranza.

«È un problema della maggioranza e non di chi come me sta all’opposizione. Gli atti di trasformismo in Italia non sono serviti in passato, non serviranno in futuro e non servono oggi. Sono degradanti per chi li fa e per chi apparentemente ne è beneficiario. Qui non servono atti di trasformismo di qualcuno che saltabecca da una parte all’altra, qui serve una fase politica nuova. Se io fossi il presidente del Consiglio rivolgerei un appello alla parte più responsabile dell’opposizione, non solo l’Udc ma anche il Pd, per chiedere di concorrere assieme ad uno sforzo di solidarietà nazionale»

Per soprammercato, Maroni e Bossi hanno detto chiaramente “o noi o loro”, spiegando che se il governo rischiasse la crisi si andrebbe a votare, punto.

«Lega e Udc sono alternative: se qualcuno nell’Udc o anche nel Pdl pensa che il partito di Casini possa entrare nel governo sa bene che noi e l’Udc non possiamo stare insieme»

Come aveva scritto il Corriere all’inizio di questa nuova sovreccitazione, tra Berlusconi e Casini

si può solo registrare una ripresa di rapporti, non una soluzione a portata di mano.

E Repubblica oggi raggiunge la conclusione più prevedibile.

La trattativa, per il momento, si chiude qui. Azzoppata dalla mannaia leghista e dall’intransigenza del leader Udc.

Questo è il quadro, passiamo ad altro.