Tra bradipi e velociraptor

Il governo ideale per uno come Matteo Renzi è un monocolore. Ministri da scegliere in piena libertà fra chi è l’incarnazione del cambiamento e della discontinuità. Un programma di rottura, che scenda a compromessi con la realtà del paese ma non con i veti di parte. Una maggioranza compatta, decisa ad accettare una leadership forte e a garantire velocità alle leggi in parlamento.
Solo così lo shock della novità può travolgere le resistenze della palude Italia, dal vertice dell’alta dirigenza pubblica fino alla base della frammentazione corporativa. E forse non sarebbe neanche sufficiente, considerando quant’è arrugginito il meccanismo istituzionale.

Renzi non può fare un governo monocolore. Sconta già in queste ore il peccato originale di aver tentato la strada di palazzo Chigi ereditando un assetto ormai esausto ed eredità dei fallimenti della Seconda repubblica, visto che era impossibilitato a imporne con la forza del consenso popolare uno nuovo e più favorevole.

Detto questo, il governo Renzi nascerà in ogni caso domani, come annunciato. Le resistenze di Alfano sono legate alla modifica della legge elettorale e ancor di più alla richiesta di un impegno vincolante a non tentare la via delle elezioni prima che Ncd abbia potuto riequilibrare i rapporti di forza con Berlusconi.
Sono resistenze che non prevarranno sul comune interesse dei partiti a varare il governo. Ma che suggeriscono più di una riflessione sulla sua durata e stabilità.
Stiamo per entrare in un ecosistema nel quale dovranno convivere un velociraptor e diversi politici bradipi per mentalità e comportamenti. Può finire in un solo modo.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.