Cosa succede se Grillo va via

Siamo andati a chiederlo a qualche elettore vip, ai simpatizzanti dichiarati di Beppe Grillo: che cosa sta succedendo? Che cosa ne è della spinta propulsiva di Cinquestelle, non solo a quattro mesi dal trionfo elettorale ma a meno di due mesi dalla vicenda del Quirinale, dalla quale obiettivamente i grillini sembravano essere usciti con ben altra coerenza e solidità rispetto, per dire, al Pd?
Dario Fo è granitico nella sua fiducia verso Grillo, pensa per esempio che l’ostracismo dichiarato alla Rai e ai giornalisti sia meritato e sacrosanto. Marco Travaglio al contrario è convinto che, con M5S in parlamento, Grillo avrebbe dovuto assolvere a precisi doveri di trasparenza rispetto ai media. Per un altro giornalista, Cruciani, il vero buco nero è nell’incompetenza media dei parlamentari. In generale, la delusione clamorosamente leggibile nel voto amministrativo è condivisa da quella fetta di intellighenzia che aveva puntato sul movimento in una logica anti-sistema.
Come avverte anche Ilvo Diamanti, è presto per dichiarare chiusa l’avventura M5S. Il clima circostante però è talmente cambiato che tutti devono rifare calcoli politici che erano tagliati sullo scenario di un terzo del parlamento arroccato a lungo termine su posizioni d’opposizione senza margini di dialogo né recupero.

A oggi, parlando dei parlamentari fedeli alla linea dura di Grillo e Casaleggio, nessuno può essere sicuro su quanti saranno e che cosa faranno fra appena un mese. Sulle mosse del fondatore si può fare qualsiasi ipotesi: potrebbe seguire i consigli dei simpatizzanti e cominciare a “fare politica” (improbabile); rinchiudersi in un fortino con meno eletti ma più fedeli (facile), o addirittura decretare la fine di un’intera fase di Cinquestelle voltando le spalle al parlamento “tomba maleodorante”.
In ogni caso, inevitabilmente si libereranno forze in parlamento. Mentre – molto più importante agli occhi dei partiti – sono già tornate “libere” enormi fette del mercato elettorale.
Il primo fenomeno, e ancor più il secondo, andranno osservati con attenzione dall’osservatorio di palazzo Chigi. Se è vero che la diciassettesima legislatura è nata nel segno di Grillo, quando questo segno dovesse sbiadirsi qualcuno potrebbe pensare di cancellare anche gli equilibri politici che la legislatura ha generato. E magari cancellare la legislatura stessa, riforme o non riforme.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.