Più potere all’Europa

Tutti, in ogni paese, vincenti e perdenti, scaricano sull’Europa la responsabilità delle difficoltà nazionali, degli errori o delle ricette impopolari. Usano facilmente un’entità astratta come punching-ball o come alibi. Significativamente, lo fanno da posizioni anche opposte: la galassia dei vincitori greci, Hollande almeno fino all’elezione, ma anche i partiti tedeschi (Merkel in testa ma Spd compresa) che gareggiano davanti agli elettori a chi si pone con maggior diffidenza verso i vicini mediterranei.

In Italia, rimotivato dai risultati elettorali altrui e nostrani, si ripropone un fronte trasversale che chiede la sospensione della ratifica del fiscal compact al quale Monti ha aderito. Si va da Cicchitto a Brunetta, da Capezzone a Bondi a Fassina, per parlare solo delle forze di maggioranza. L’Italia sarà capofila – ora ha il credito per farlo – nel negoziare un patto per la crescita che integri quello sull’austerità. L’aria su questo punto è cambiata, è evidente, soprattutto grazie ai francesi.

Ma i nuovi euroscettici avranno sempre un argomento a proprio favore: non si può andare avanti con sovranità politiche nazionali svuotate, prive di strumenti reali in materia economica, monetaria, fiscale. In questa situazione vincere le elezioni finisce per essere inutile. Ingannevole agli occhi degli elettori. Al limite, controproducente.

Nel 2013 tornare all’autarchia, a piene gestioni nazionali è impensabile, assurdo. È anch’essa una proposta che inganna i cittadini. L’opposto sembra, oggi, utopia. È invece l’unica alternativa all’insostenibile governance attuale. È il senso dell’appello che esce oggi con decine di prestigiose firme europee (fra gli italiani Ciampi, Prodi, Amato, Bonino, Parisi, Frattini, Delrio, Zingaretti, Mauro, Pittella) che rilancia la piena sovranità politica europea, a livello di commissione ma soprattutto di parlamento. Non è più il sogno di Spinelli, è l’urgenza del momento: devono tornare a coincidere il luogo della responsabilità e quello della decisione. Altrimenti elezioni ed eletti saranno sempre più inutili, vissuti come tali, e ogni votazione rischierà di trasformarsi in un dramma.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.