Il contrario della crisi

I lettori di giornali – e a maggior ragione il presidente Monti – dovrebbero da oggi valutare le notizie politiche facendo la tara della campagna elettorale per le amministrative virtualmente iniziata. Certe fiammate polemiche tra Pd e Pdl, la querula auto-riproposizione del Terzo polo come vero “partito di Monti”, le ricorrenti sparate di Di Pietro: tutto va inquadrato dentro quella che i partiti considerano inevitabilmente la mission principale.

Per mettere al riparo il lavoro del governo e del parlamento in questa fase è meglio smussare gli angoli. Per esempio l’osservazione fatta dal premier sulla possibilità di mollare «nel caso l’Italia non fosse pronta per le riforme» va intesa come una ipotetica del terzo tipo: in realtà il paese sta dimostrando un’eccezionale tenuta e anzi reattività positiva alla cura da cavallo propinata dal governo, come Monti stesso ricorda sempre agli interlocutori stranieri. Né ci si può lamentare più di tanto dell’Italia politica, se la maggioranza è ancora lì dopo che per quattro mesi i partiti hanno dovuto accettare misure che, ognuno per parte propria, andavano contro i rispettivi programmi ed elettorati.
Ieri poi il Pd ha compiuto un piccolo capolavoro, che Monti (e Napolitano) avranno silenziosamente apprezzato: invece di cedere alle tentazioni (e alle proposte) di aprire nel paese e nelle piazze una vertenza sul lavoro, tutte le componenti si sono strette intorno all’obiettivo di correzioni parlamentari sull’articolo 18. La riforma ne risulterà più equilibrata e, anche se la Cgil non si placherà, il Pd avrà allo stesso tempo rinforzato la posizione del governo e rilanciato se stesso come perno dell’alleanza.

Fresco di citazioni berlingueriane, Bersani ha compiuto nel Pd una tipica operazione centrista che anche molti ex dc avranno potuto riconoscere come parte del proprio bagaglio. La convergenza delle ali è stata piena, compreso il ripudio delle logiche correntizie. Come s’addice a un partito in campagna elettorale; a un partito comunque primo nei sondaggi nazionali; e a un partito che sa di dover continuare a difendere davanti alla propria gente scelte non facili.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.