Tafazzi s’è iscritto al PdL

Con il trasloco di Tafazzi a destra, lo scambio delle parti è finalmente completato. Restituito agli avversari di Pisapia il primato dell’aggressione manettara, riconquistata nella campagna di Milano l’arma dell’ironia, della leggerezza e della risata che seppellisce il rancore, ieri mattina al Capranica s’è celebrato anche l’ultimo passaggio di testimone. L’ha consegnato Marina Terragni, giornalista femminista della sinistra milanese, nel momento culminante di un’assemblea volenterosamente convocata per ridare vita al berlusconismo esangue, che è finita per dargli invece un’altra spinta verso la fossa, per quanto ancora lontana possa essere.

Da ieri dunque anche l’autoflagellazione, storica prerogativa progressista, cambia campo. Le intenzioni del Foglio erano le migliori, la realtà s’è rivelata amara.

Davanti a una platea anziana e attonita è stato sgranato il rosario delle recriminazioni su Berlusconi che non è più lui, sulla politica economica sbagliata, sui candidati scelti male, sul Pdl avvizzito e lacerato, sulle primarie impossibili, con gli opinion makers di area (almeno Sechi, Belpietro e lo stesso Ferrara) a fare a gara a chi la metteva giù più dura. L’aver affidato alla Terragni la testimonianza su Milano (e, fatalmente, sul rapporto fra Berlusconi e le donne) è stato un atto di generoso trasversalismo (obiettivamente è inimmaginabile il reciproco) tracimato in doloroso autolesionismo.

L’episodio – soprattutto se inquadrato in una giornata che ha visto il governo andare sotto al senato, i sudisti uscire dal Pdl, la Lega tendere la corda con Tremonti e i Responsabili alla resa dei conti interna – è illuminante. Dopo il consenso, viene meno la lucidità.
Anche lo spasmodico concentrarsi sulla rifondazione del partito, come se fosse quello il problema fra Berlusconi e gli italiani, è un contagio ricevuto dalla sinistra dei tempi cupi.
Registriamo il capovolgimento dei ruoli, con sollievo e senza alcun trionfalismo, sperando solo che il centrosinistra non riprenda indietro nessuna di quelle cattive abitudini.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.