Ognun per sé

Le metafore storico-geografico-letterarie vogliono farcele consumare tutte. Stiano però attenti, almeno i partiti dell’opposizione: ci siamo tristemente divertiti intorno alle storielle di Sodoma; pregustiamo (vergognandocene) gli ultimi giorni di Salò; ma non manderemmo giù lo spettacolo di Berlusconi sconfitto grazie ai misteriosi riti di Bisanzio.
La cosa va detta, oggi, perché la più limpida delle battaglie parlamentari contro un governo esangue rischia di trasformarsi in un gioco delle parti incomprensibile. O meglio, comprensibile solo nell’ottica dei calcoli di parte: l’ultima cosa che gli italiani aspettano adesso dalla politica. Il modo peggiore per liberarsi di Berlusconi e inaugurare una nuova stagione.

Diamo per scontato che il primo responsabile di questo contorcimento della crisi sia Berlusconi medesimo. L’ostinazione con la quale lui e i manipoli rimasti fedeli resistono alla più ovvia delle scelte – la presa d’atto della situazione, le dimissioni – conferma che il bene del paese è sempre stata l’ultima delle loro preoccupazioni. Preferiscono farsi cacciare a pedate, nella speranza di poter rovesciare la sconfitta nella consueta narrazione vittimista del tradimento: non ci credono più neanche loro (tant’è vero che si è già aperta nel Pdl, con la Lega e fra i giornali d’area una sanguinosa resa dei conti), non ci crederanno gli italiani.

Sarebbe importante piegare una resistenza così opaca nel modo più trasparente possibile.
Bersani e Di Pietro si sono mossi ieri con coerenza presentando la mozione di sfiducia. Fini non li seguirà. Diciamo che li accompagnerà, per essere poi al momento finale lui, con un suo atto parlamentare, ad assestare il colpo letale.
Certo, Fini si muove così per non confondersi con la sinistra, per poter dire che Berlusconi l’ha proprio costretto, e per potersi intestare alla fine il successo.
Intanto però avrà consentito al governo di incassare un altro paio di voti di fiducia, confondendo le idee agli italiani e sminuendo il ruolo del Pd.
Il centrosinistra e questo nuovo centrodestra colpiranno uniti dopo aver marciato divisi. Ma ci rafforziamo nell’idea che sarà meglio tenere sempre questa distinzione ben chiara.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.