Una crisi

L’altro giorno, alla scuola media inferiore di letteratura popolare (come scrivere un romanzo che venda tantissimo) il compito era “Descrivete una crisi”, e questa è la soluzione di Elvira

Direi che è sempre stato un disastro.
Non c’incontriamo, nei pensieri, nei modi. Tu a levante e io a ponente.
Ci siamo anche sposati, che scemi. Zucche vuote. Ma litigavamo già da prima.
Come i matti.
Ma perché delle volte mi urli dietro “anoressica di merda”!?
Ma cosa ti ho fatto?
E poi a me piacciono le cose piccole, han tutta una loro grazia e custodiscono la poesia del minuscolo.
E non mi piace quel barattolo enorme di pasta lavamani Cyclon che ti sei preso al Brico. È da un chilo, c’era anche da quattro etti, non mi importa che il vaso grande costava meno. Da far che tutta quella pasta lavamani che ti sopravviverà? E quel barattolo, guardarlo, starò male!
Hai ragione, mi sono fatta rubare la tua bicicletta.
Mi dici bugiarda, ma di balle ne racconto poche, qualcuna appena. Che di solito mi auto-costituisco quasi subito, non dovresti arrabbiarti, dovresti lodarmi, dovresti, per la sincerità. Per esempio, la tua bici non me l’hanno proprio rubata, è che io non l’avevo chiusa. Ecco. Adesso mi costringi a scappare in balcone così ti vergogni dei vicini e non puoi gridarmi.
E poi mi dai sempre della bigotta e che andare in chiesa e tutte quelle messe, che mi fa male. Ma mi vuoi lasciare in pace?
Ti ho chiesto se mi accompagnavi a Medjugorie, mi hai guardato come il fumo negli occhi mi hai detto subito “scordatelo”, vacci da sola, ma lo sapevi il motivo. Per quel desiderio. Lo avevamo entrambi, di una bambina.
Che l’abbiamo cercata, l’abbiamo cercata, e non la trovavamo e siamo tornati a cercarla.
E alla fine per provocare mi hai detto “ci vengo con te a Medjugorie” ma solo in bici. Perché lo sai che sono una pappa molla, credevi dicevo no e invece ho detto sì. Ti sta bene. Sei dovuto venire.
Svalicare i Balcani, a momenti morivo con te lì a dirmi: “pedala adesso! Vuoi andare a Medjugorie, pedala!”
Solo che non è bastato, non basta mai, la grazia non l’abbiamo mai ottenuta e la bambina non è arrivata. E a me mi veniva da pensare a quei versetti, c’è Maria, e a Gesù che era scappato, quando poi lo ritrova gli dice: Figlio, Perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo.
E infatti poi ti angosciavi anche te. Che dispiacere abbiam passato.
Due rami secchi, senza frutto. Un gran brutto lavoro.
E così abbiam provato coi dottori. Di tutto.
Ma mi hanno torturata e basta. E da quelle gite in ospedale tornavamo sempre a casa muti e poi, per giorni, sempre muti.
Se lo vuoi sapere è stato uno di quei giorni lì, quei buchi neri di crisi, che ho dimenticato aperta la tua bici.

Paolo Nori

Mi chiamo Paolo Nori, sono nato a Parma, nel 1963, abito a Casalecchio di Reno e scrivo dei libri; l'ultimo si intitola "I russi sono matti" (Utet 2019). Il mio blog è: paolonori.it.