Il pensiero è come l’oceano?

Ci sono due cose che penso ultimamente sulla discesa in campo di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle.

La prima è che si tratta di un laboratorio comunque interessante che merita di essere seguito da vicino. Comunque. Sia che lo si voglia considerare un esperimento di democrazia digitale capace di smuovere le coscienze dei cittadini (e prossimamente di scardinare ventennali equilibri elettorali), sia che lo si voglia leggere come una nuova forma di populismo applicata alle dinamiche di rete. Quindi la prima cosa che penso è che Grillo e i grillini sono interessanti. Se l’Italia fosse una palla di vetro penso che me ne starei lì ad osservarli con il naso incollato e lo sguardo attento masticando una liquirizia.

La seconda cosa che penso su Beppe Grillo e il M5S, che è poi il motivo per cui sto scrivendo questo post, ha bisogno di una breve premessa. Fra i tanti processi di liberazione che Internet ha sostenuto, magari per sostituirli dopo con nuove differenti costrizioni, uno su tutti mi pare definitivo e senza ritorno ed è la precipitazione del controllo sulla proprietà intellettuale. Discorso lungo che evito in buona parte per dire solo che i formati digitali non corrodono solo la potestà su contenuti strutturati come musica, parole e immagini, ma spargono e polverizzano soprattutto le idee. Nulla è più ridicolo di una idea difesa coi denti su Internet. Se è su Internet, se è una idea, nel momento in cui prende forma, diventa di tutti.

L’aspetto straordinario della presenza di Grillo in rete, del Grillo attuale dopo la sua discesa in campo, non è tanto legato all’utilizzo del suo blog e del Movimento come volano reputazionale ed economico o alla tutela sui libri o sui DVD in vendita sul suo sito, ma è la difesa eroica e silenziosa dell’idea stessa di marchio. Il Movimento 5 Stelle è un marchio registrato, come British Petroleum o Goldman Sachs. Come i petrolieri e i finanzieri Grillo ne dispone come crede. Solo che mentre i primi lo difendono in luoghi adeguati alla protezione degli interessi privati (Wall Street, i mercati internazionali ecc) Grillo sfodera la spada e le missive dei suoi legali su un bene ideale nato su Internet, il luogo dove l’embargo sulle parole, le idee, le immagini e i pensieri perde valore economico e acquista valore culturale pochi secondi dopo essere stato esposto.

Per un esperimento di aggregazione politica in rete come il Cinque Stelle, abitato da persone e intelligenze che si incontrano su un blog, discutono e si fanno Movimento, essere sottomessi al rispetto della proprietà intellettuale del fondatore è una contraddizione in termini che ha del formidabile. E che ha conseguenze formidabili.

Quando qualcosa non va (e ultimamente è accaduto spesso), nella linea politica o nei comportamenti dei singoli grillini, il diritto di sfruttamento sul marchio M5S viene sbrigativamente revocato con la raccomandata di un avvocato. In altri casi, più prosaicamente, la scomunica arriva via blog, spesso per allusioni o metafore più o meno eleganti. È come se le idee fossero improvvisamente riavvolte nella testa di chi le ha pensate, come se Internet ritornasse telegrafo. Il marchio soverchia ogni cosa, i pensieri dei singoli ma anche questioni di sostanza non trascurabili come l’investitura popolare ottenuta dai candidati alle elezioni.

E la cosa straordinaria non è solo che questo accada nel silenzio sostanziale della maggioranza dei grillini (quando non in un tripudio giustizialista su Facebook o nei commenti del blog di Grillo) ma che il programma politico del capo sia tutto incardinato sulla centralità di Internet in quanto luogo di trasparenza, democrazia e liberazione. Dentro questi processi sublimati il M5S fa evidentemente eccezione. È un’eccezione talmente lampante da far venir voglia di scappare e che suggerisce pensieri cupi anche sulla capacità di Internet di farsi alternativa credibile agli altri strumenti di comunicazione politica. Verrebbe voglia di starsene per un po’ fuori, col naso sul vetro a guardare il marchio registrato farsi partito e poi governo e poi chissà cos’altro. Nonostante Internet o forse anche grazie a Internet.

Massimo Mantellini

Massimo Mantellini ha un blog molto seguito dal 2002, Manteblog. Vive a Forlì. Il suo ultimo libro è "Dieci splendidi oggetti morti", Einaudi, 2020