Ondivago

Una persona ondivaga è volubile, incostante, titubante. Un atteggiamento o un comportamento ondivago è indotto dall’indecisione, dall’insicurezza o dall’incertezza. Un pensiero, un argomento o un sentimento ondivago è vago, sfocato, imprecisato (oppure generico, indefinito, indeterminato).

L’origine di ondivago è il latino undivăgus, un composto di unda (“onda”) e vagus (“vagante”, “errante”). Quest’ultimo contemplava già molti dei significati poi sviluppati dalla parola italiana composta: una vaga fanciulla (puella) era incostante in amore (Ovidio, Properzio), e la vaga giovinezza (iuventa) era come leggera e un po’ capricciosa (Marziale); una vaga opinione (sententia) era da accogliere con cautela (Cicerone), e una questione «vaga et libera» (sempre Cicerone) era espressione di genericità e, per ciò stesso, di elasticità, flessibilità, adattabilità.

Il vago Domizio di Velleio Patercolo (Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo, II, 76) diceva invece dell’atteggiamento di un esitante Gneo Domizio Enobarbo, già condannato dalla Lex Pedia (43 a. c) perché fra i congiurati colpevoli di aver assassinato Giulio Cesare; Domizio, che era in dubbio se schierarsi con Marco Antonio o Ottaviano, viene alla fine convinto da Gaio Asinio Pollione ad aderire al partito del primo con la promessa dell’immunità («Pollio Asinius […] vagum adhuc Domitium […] consiliis suis inlectum ac fide data iunxit Antonio»).

Ondivago è parola documentata dal Settecento in poi, quasi esclusivamente nella tradizione poetica, in senso letterale – “vagante per mare”, “in balia delle onde”, ecc. – o con vari significati estensivi o metaforici:

«pesci ondivaghi [“nuotanti”]»; Anacreonte tradotto in rime toscane da Cidalmo Orio pastore arcade, Venezia, appresso Pietro Valvasense, 1753, p. 5); «ondivaga [“sinuosa”] Delo» (Poesie di Rosmano Lapiteio p. a. ed accademico eccitato. Ora per la prima volta raccolte, e in un sol volume stampate, Bergamo, presso Pietro Lancellotti, 1760, p. 163); «Arde il Pitone ondivago [“zigzagante”] e ’l cornuto / Ammone» (Corpus omnium veterum poëtarum latinorum cum eorumdem italica versione, tomus trigesimus sextus, in quo quatuor posteriores libri Caji Silii Italici De bello punico secundo, Mediolani, apud Josephum Richinum Malatestam, 1765, p. 49); «ondivaghe [“erranti, raminghe per il mare”] / addolorate Dive» (Componimenti poetici nelle acclamatissime nozze de’ nobilissimi signori marchese don Carlo Gualterio d’Orvieto e marchesa donna Drusilla Guerrieri di Mantova, Mantova, per l’Erede di Alberto Pazzoni, 1766, p. 25); «ondivaga [“galleggiante”] prigione» (La rete di Vulcano. Poema eroicomico del monaco Beda Ticchi, tomo I, Siena, per Francesco Bocconi, 1779, p. 290); «torello ondivago [“nuotante”]» (Poesie del signor Angelo Mazza, tomo I, Firenze, dalla Stamperia Granducale, 1794, p. 100); «vago drappello / venga pur delle Ninfe a voi seguaci. / Vengan l’ondivaghe [“erranti per il mare”] / e le montivaghe» Opere di Demostene trasportate dalla greca nella favella italiana e con varie annotazioni ed osservazioni illustrate dall’ab. Melchior Cesarotti […], tomo quinto, aggiuntovi in questa edizione una aringa contro Aristogitone, Bergamo, 1782, per Francesco Locatelli, p. 251); «vele ondivaghe [“mosse dal vento”]» (Poesie varie di Michele Mallio romano date alla luce dall’autore, Firenze, presso Giuseppe Luchi Libraio in faccia al Fisco, 1794, p. 23); «del Tonante gli ondivaghi [“ondeggianti”] capelli»; «veli ondivaghi [“svolazzanti”]» (Versi estemporanei di Francesco Gianni raccolti da alcuni suoi amici, Pavia, presso Baldassare Comini, 1795, pp. 35, 43); L’Iliade o la Morte di Ettore. Poema omerico ridotto in verso italiano dall’abate Melchior Cesarotti, tomo I, 1795, p. 216; «nube ondivaga [“fluttuante”]» (Versi inediti estemporanei di Francesco Gianni romano, Firenze, dalle Stampe di Giuseppe Luchi, 1799, p. 23); «ondivaghe [“che vagano per il mare”] prore» (Iliade di Omero. Traduzione del cavaliere Vincenzo Monti, Brescia, per Niccolò Bettoni, 1810, 3 voll., I, libro III, v. 375; «ondivaga prora»: Odissea di Omero. Traduzione di Paolo Maspero, Milano, coi tipi di Giuseppe Redaelli, 1845, p. 84; Giovanni Pascoli, L’antica madre, I, 9); «naviglio ondivago» (Ugo Foscolo); «cimbe ondivaghe» (Gabriele d’Annunzio); ecc.

Quanto a undivagus, è attestato fin dall’età classica, in un verso dei Punicorum libri XVII di Silio Italico («Uritur undivagus Phyton, et corniger Hammon», libro XIV, v. 573) che ho qui sopra citato da una traduzione settecentesca del poema epico, e non era certo il solo aggettivo in -vagus usato dai poeti e dagli scrittori latini. C’erano anche, fra gli altri: fluctivagus (“vagante”, “fluttuante”, “navigante sui flutti”) e ignivagus (“che si propaga come il fuoco”); montivagus (“che vaga per i monti”) e multivagus (“errabondo”, “ramingo”); noctivagus (“che va errando nella notte”), nubivagus (“che vaga fra le nubi”) e remivagus (“che procede a forza di remi”). Un’esplosione di “vaghezza”.

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Vi ripropongo l’elenco delle 30 parole “da salvare”, che abbiamo immaginato qualcuno avesse deciso di cancellare prima del tempo, e vi invito a salvarne una. Fate la vostra scelta nei commenti qui sotto (potete esprimervi una sola volta; se farete una seconda scelta, o una terza, una quarta, ecc., verrà considerata soltanto la prima) e accompagnatela con un commento sul motivo per il quale salvereste proprio quella parola. Nel corso della quarta edizione di Parole in cammino (il Festival della Lingua italiana e delle Lingue d’Italia: Siena, 1-5 aprile 2020), in cui lanceremo la Notte della Lingua Italiana (il 3 aprile), premieremo le motivazioni più belle. Io spiegherò intanto via via le 30 parole, una a settimana.

  1. abulico
  2. afflizione
  3. arguto
  4. becero
  5. bizzarro
  6. blaterare
  7. caustico
  8. coacervo
  9. corroborare
  10. deleterio
  11. elucubrare
  12. fedifrago
  13. fosco
  14. giubilo
  15. illazione
  16. intrepido
  17. laconico
  18. magnanimo
  19. mendace
  20. nugolo
  21. ondivago
  22. preambolo
  23. riottoso
  24. sagace
  25. sbigottire
  26. sbilenco
  27. solerte
  28. sporadico
  29. uggioso
  30. veemente
Massimo Arcangeli

Linguista, critico letterario, sociologo della comunicazione. Si è sempre nutrito di parole, che ama cercare in giro per il mondo.