Camminare lungo la faglia

Se attraversate a piedi o in bici gli Appennini centrali, praticamente a ogni casa trovate un cane che abbaia al passaggio. Per questo è stranissimo che non ci sia quasi nessuno ad abbaiare quando si attraversano le zone colpite dai terremoti del 2016, i monti Sibillini e i monti della Laga. Mancano gli escursionisti: si cammina per un’intera giornata senza incontrare una sola persona. Mancano gli abitanti: già da molti anni i residenti erano assai meno delle case, ora sono rimasti quasi solo gli anziani. Ma la scomparsa dei cani e il grande silenzio si notano forse ancora di più.

È difficile immaginarsi un posto più bucolico della valle Castoriana, epicentro del terremoto del 30 ottobre 2016. Come altrove nella zona, in queste settimane gli alberi sono pieni di gemme e di foglioline verdi, e tutt’attorno è uno splendore di ciliegi, glicini, orchidee, anemoni, mughetti, ciclamini, primule. Anche quest’anno la natura insomma rinasce imperturbabile – anzi, la diminuzione delle attività umane dopo i terremoti ha lasciato pure più spazio alle piante e agli animali selvatici.

A quasi tre anni di distanza dalle scosse, molti edifici rimangono invece in condizioni pietose. Tantissime case inagibili, tante macerie, sempre più spiazzi desolati là dove un tempo c’erano case. D’altra parte per iniziare a vedere vie ricostruite all’Aquila ci sono voluti dieci anni – e si trattava di un capoluogo con un centro storico prestigioso. Per ricostruire isolate frazioni di montagna passeranno ben più di dieci anni, e qualcosa probabilmente non verrà mai ricostruito.

Si è però mosso il minimo indispensabile per far ripartire almeno il turismo, grazie all’intraprendenza e alla tenacia di qualcuno. Proprio nell’ultimo paio di settimane hanno riaperto varie strutture a Castelluccio di Norcia, ad Accumoli ha riaperto un B&B (in casette mobili), mentre uno dei due B&B rimasti a Visso si è allargato (in casette di legno).

Ma soprattutto in questi giorni si sta terminando di segnare il Cammino nelle Terre Mutate, un percorso di trekking che permette di spostarsi a piedi tra le Marche occidentali e l’Aquila, passando per la zona di Norcia e il Reatino. Un’idea nata sulla scorta del successo dei cammini più tradizionali, ma che si pone come un “cammino solidale” deliberatamente concepito per aiutare la rinascita delle zone terremotate. In questo caso insomma il turismo lento è stato paradossalmente il più veloce a tornare.

Le scosse sismiche sono da decenni una presenza familiare per gli abitanti di questi posti. Eppure i loro racconti denunciano anche la confusione e l’improvvisazione che stanno ostacolando la ricostruzione. Ci sono le piccole ripicche di paese, le disattenzioni imbarazzanti dei governi, e c’è la sovrapposizione delle competenze tra le decine di enti coinvolti in un modo o nell’altro. Ritardi e promesse, promesse e ritardi – e nel frattempo carte su carte su carte.

È incredibile che un paese altamente sismico come l’Italia non si sia dotato di strutture permanenti e di procedure celeri per gestire tutte le fasi che seguono un terremoto, superate le urgenze dei primi giorni dopo il sisma. Si ritrova qui esattamente la stessa logica dell’emergenza che informa la politica italiana sull’immigrazione: improvvisazione, promesse, deroghe, circoli viziosi, frammentazione – benché in entrambi i casi si tratti di fenomeni destinati a non scomparire, per ragioni direttamente legate alla geografia fisica.

D’altra parte, il compito di far rinascere i paesi colpiti dai terremoti non ricade solo sulle autorità. Andarci come cittadini è utile per capire, conoscere, non dimenticarsi. Sembrano zone remote, ma bastano un paio d’ore da Roma per raggiungere Accumoli, Visso, Camerino e gli altri paesi del cratere. Passarci del tempo significa dare una mano a quei pochi tenaci che resistono, e allo stesso tempo scoprire una zona magnifica d’Italia. Ci sono cime e paesaggi ancora incontaminati, una natura rigogliosa, piccoli santuari e bellissime passeggiate – non ci sono nemmeno i cani che possono spaventarvi quando passate a piedi accanto alle case, al momento.

Lorenzo Ferrari

Lorenzo Ferrari è uno storico, di mestiere fa libri. Gli piacciono l'Europa, le mappe e le montagne; di solito vive a Trento. Su Twitter è @lorferr.