Che aria tira in Texas

Veniamo subito al sodo: sono di nuovo in partenza. Dopo il viaggio dello scorso marzo in Michigan, nel quale avevo cercato di capire cosa è successo in uno degli stati decisivi alle scorse elezioni, il 12 giugno partirò per il Texas. Ci resterò per dieci giorni percorrendo in macchina più di 2.500 chilometri, per poi raccontarvi quello che ho visto, sentito e capito.

Perché il Texas? Perché è uno stato molto più complesso, vivace e frastagliato di quanto sembri, da ogni punto di vista. È uno stato storicamente super Repubblicano, che associamo istintivamente ai ranch, ai cowboy, all’industria del petrolio e ai bianchi armati fino ai denti; eppure è allo stesso tempo lo stato di Austin, una delle città più liberali e hipster d’America, e di un vasto e avanzatissimo sistema industriale nel campo delle biotecnologie. È uno stato che ha un’identità propria fortissima, una delle cose più complicate da comprendere per noi europei, e senza capire la quale è impossibile barcamenarsi nella politica americana; ed è uno stato da cui è passato un grosso pezzo della storia statunitense, da Waco a Fort Alamo, da Dallas a Houston. Dal punto di vista politico, poi, è uno stato che sta cambiando moltissimo: Hillary Clinton ha perso in Texas alle ultime elezioni, ovviamente, ma è andata bene come nessun candidato Democratico da vent’anni a questa parte. Guardate come ha votato il sud del Texas a queste presidenziali.

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Capire cosa succede in Texas può essere utile per capire cosa succederà all’amministrazione Trump: in Texas ci sono gli elettori Repubblicani di ferro, quelli che mai prenderebbero nemmeno in considerazione di votare per un Democratico, e ci sono quelli di nuova generazione – soprattutto immigrati o figli di immigrati – che hanno già fatto diventare politicamente blu il sud dello stato, e che diventano ogni anno di più. E poi, ovviamente, il Texas è lo stato del confine con il Messico e quindi lo stato del muro: il centro della più famosa proposta di Trump in campagna elettorale. Anche per questo tra le altre cose voglio percorrere tutto il confine in macchina da est a ovest fino ad arrivare a El Paso, la città gemella di Ciudad Juarez.

Il percorso del viaggio è più o meno definito ma non ancora chiuso: se siete stati in Texas – o meglio ancora se ci vivete – e volete segnalarmi posti interessanti in cui passare, persone interessanti con cui parlare, o avete voglia di fare due chiacchiere quando sarò lì, scrivetemi! Io vi ringrazio di nuovo, intanto: così come il viaggio dello scorso marzo in Michigan, anche questo in Texas è possibile solo grazie agli sponsor di “Da Costa a Costa” e alle vostre donazioni. Realizzare questa newsletter e il podcast per me non è gratis, ormai lo sapete, benché tutto per voi sia e rimanga gratuito: ma fin qui non mi avete fatto mancare le risorse necessarie a pagare le spese di questo progetto e anche un po’ del mio lavoro. Se non l’avete ancora fatto e avete voglia di contribuire, trovate qui le istruzioni.

Se siete iscritti da poco e volete sapere com’era andata lo scorso marzo in Michigan, qui trovate (uno e due) i podcast che ho dedicato al mio ultimo viaggio. Se invece volete cominciare a seguire i preparativi del viaggio in Texas, può essere una buona idea seguirmi sui social network, soprattutto su Facebook e su Instagram (chi mi segue su Instagram, per esempio, sapeva già del Texas); oppure venirmi ad ascoltare il 31 maggio alle 15 all’università di Brescia.

Ora cominciamo con le notizie vere.

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Francesco Costa

Vicedirettore del Post, conduttore del podcast "Morning". Autore dal 2015 del progetto "Da Costa a Costa", una newsletter e un podcast sulla politica americana, ha pubblicato con Mondadori i libri "Questa è l’America" (2020), "Una storia americana" (2021) e "California" (2022).