Consigli non richiesti a Matteo Renzi

La vittoria del No al referendum costituzionale del 4 dicembre ha scombinato la situazione politica italiana, comprensibilmente: è finito il governo Renzi, secondo alcuni politicamente è finita anche la legislatura, visto che era iniziata nel 2013 con un impegno tra molti partiti per modificare la Costituzione e la legge elettorale, e per motivi diversi entrambi quei tentativi sono naufragati. Se sei Matteo Renzi, poi, il risultato del referendum ti mette davanti a una faccenda difficile da sbrogliare: hai perso una battaglia importante, e in politica le vittorie e le sconfitte hanno sempre conseguenze; avevi promesso di farti da parte in caso di sconfitta; sei ancora il segretario del tuo partito, che è anche il partito di maggioranza parlamentare; sei ancora molto popolare nella base del tuo partito; hai legittime ambizioni di ritorno al governo. Come fare a conciliare tutte queste cose? Non è semplice, e se vi piacciono la politica e la strategia, pensarci è un bell’esercizio. Mettete da parte il vostro giudizio su Renzi, quale che sia, e provate a pensare a cosa fareste nella sua posizione al fine di guadagnare popolarità, restare un leader politico nazionale e un giorno non troppo lontano tornare al governo. Visto da fuori, con tutto il rispetto, Renzi non sembra avere le idee molto chiare. Queste sono le cose che io consiglierei a Renzi.

1. Sparisci. Dice: ma sono già sparito. No, sparisci sul serio. Capisco sia umanamente difficile passare da tutto a niente, dalle cene con Obama a quelle a Pontassieve, astenersi dal commentare i fatti d’attualità o dal difendere i risultati del tuo governo mentre ogni colpo di tosse di D’Alema nel sistema solare alternativo dei giornalisti romani merita un titolo, ma lascia perdere. Non serve a niente, anzi, fa danni. Immagino tu sia convinto che gli italiani col tempo apprezzeranno di più l’attività del tuo governo, il tentativo di riformare la Costituzione a cui non si era mai andati così vicini, eccetera. Può darsi che sia così, può darsi che no, in ogni caso è naturale che tu lo pensi. Ma perché si creino le condizioni perché una cosa del genere possa accadere, devi smettere di essere un protagonista dell’attualità. Basta dare interviste. Basta parlare con i giornalisti che poi scrivono un retroscena. Basta farci parlare Filippo. Basta scrivere un post al giorno su Facebook. Basta blog (che poi: un blog? Nel 2017? Lanciato il giorno della sentenza sull’Italicum?). Basta mandare messaggini ai presentatori televisivi durante i talk show (chi sei, Berlusconi che telefona in diretta? Vuoi rettificare tutte le cose che non ti piacciono che senti dire in tv?). Se proprio vuoi, cerca di finire sui giornali per altre cose. La foto al supermercato era un tentativo, ok. Ho una proposta più significativa: fai volontariato. Una sera alla settimana va bene, è quello che fanno tante persone normali: alla Caritas, in una scuola di italiano per immigrati, in una comunità per orfani in attesa di adozione, dove vuoi tu. Fallo davvero, non solo per la photo-op: è utile, fa bene, ti centra e ti mette le cose in prospettiva. Poi la photo-op occasionale non guasta.

2. Aspetta. Lo so, la maggioranza delle persone vuole votare subito, ma suggerisco di infischiarsene. Se glielo avessero chiesto, la maggioranza delle persone avrebbe voluto votare subito anche un anno fa o due anni fa. D’altra parte non avevi la maggioranza assoluta dei consensi nemmeno alle trionfali elezioni europee del 2014. La maggioranza delle persone sono arrabbiate, sono scontente e oggi non voterebbero per te: come vuoi che rispondano a questa domanda? Lo stesso vale per i capi dell’opposizione, figuriamoci. Non essere subalterno a Grillo e Salvini: i loro appelli al voto subito avranno sempre più peso del tuo, perché il tuo partito sta governando e perché se il punto è cavalcare la rabbia delle persone, loro ci riescono meglio (quindi smettila anche con la storia dei vitalizi, che è una bufala). Tu devi cercare di vincere in un altro modo, non solo perché è giusto ma anche perché è l’unico possibile. Come avevi fatto alle europee. Le legislature hanno una durata. Finché il governo Gentiloni non diventa dannoso in quanto tale, come fu col governo Letta, lascia che governi. Dici: e se faccio la fine di Bersani nel 2013, ora che sembra l’Europa voglia imporci sacrifici e manovre finanziarie dolorose? Beh, dal punto strategico è un motivo in più per stare alla larga. Lascia che se ne occupino Gentiloni e Padoan. Se poi vuoi dargli dei consigli, parlaci in privato. Sei ancora il capo del partito di maggioranza, il tuo governo è rimasto praticamente tutto ancora lì. Ma aspetta e stai alla larga dal governo: che è proprio il contrario di quello che fece Bersani nel 2013. Inoltre, non potrai beneficiare di nessuna “nostalgia del governo Renzi” nelle persone se la campagna elettorale dovesse cominciare fra tre mesi.

3. Hai fatto bene a dare mandato ai gruppi parlamentari del PD di provare a fare la legge elettorale. Probabilmente è un tentativo che non andrà da nessuna parte, ma vale la pena di farlo: perché è giusto e per prendere tempo. Tentare di coinvolgere l’opposizione non sarebbe male, anche se Lega e M5S hanno sicuramente più a cuore fotterti che dare al paese una legge elettorale che funzioni e che sia scritta dal Parlamento invece che dalla Corte Costituzionale. Ma dai mandato al PD di insistere: e se quelli non ci stanno, che il PD lo faccia notare. NON TU. Il PD.

4. Indici il congresso del PD nei tempi previsti, e prima delle elezioni politiche. Alle brutte anche solo le primarie, ma io come hai capito consiglierei di prendersi più tempo, lasciare che la legislatura finisca e intanto fare anche il congresso. L’idea di andare a votare presto per disinnescare il congresso del PD è da perdenti e da leader deboli. Hai perso il referendum, è caduto il governo che guidavi: ha senso che prima di ricandidarti alle elezioni tu vinca di nuovo il congresso del PD. Se questo argomento non è abbastanza per convincerti, ne ho un altro: è l’unico modo per vincere davvero. Oggi hai bisogno di una nuova legittimazione politica, hai bisogno che davvero sia un pezzo di popolo a chiederti di tornare, hai bisogno di raccontare agli elettori una storia credibile sul tuo ritorno che non sia “mi sono dimesso, per sei mesi ho fatto come un matto a casa mia e ora finalmente sono di nuovo qua”; e la tua immagine proprio non ha bisogno di un’altra forzatura come quella con cui facesti fuori Letta. Ricandidarti alle elezioni senza passare dal Congresso permette a D’Alema di proseguire il suo delirio e a Bersani di continuare con i suoi tic, le interviste sul “civismo”, eccetera, anche dopo le elezioni politiche. Ce l’hai con loro per come si sono comportati in Parlamento e durante la campagna referendaria? Lo capisco. Un motivo in più per sfidarli al Congresso prima del voto e batterli. Di cosa hai paura, del simulacro di Bersani e di quello delle cozze pelose? Se poi non riesci a batterli, beh, vuol dire che la tua posizione pubblica al momento non è recuperabile nemmeno nel tuo partito: e nell’interesse di tutti è meglio se lo scopriamo prima delle elezioni politiche.

5. Vinci il congresso e poi vinci le elezioni, se ci riesci.

National Assembly of the Democratic Party

Francesco Costa

Vicedirettore del Post, conduttore del podcast "Morning". Autore dal 2015 del progetto "Da Costa a Costa", una newsletter e un podcast sulla politica americana, ha pubblicato con Mondadori i libri "Questa è l’America" (2020), "Una storia americana" (2021) e "California" (2022).