Non è un referendum sulla Costituzione

Apprezzo le buone intenzioni di chi ha insistito e insiste perché la campagna elettorale in vista del 4 dicembre si concentri sull’oggetto ufficiale della questione – la riforma costituzionale approvata dal Parlamento – e non sulle guerre personali e gli scenari politici del futuro, ma sono arrivato a una conclusione: il 4 dicembre si vota sulle guerre personali e gli scenari politici del futuro. Non so se questo argomento favorisca il Sì o il No, lo penso a prescindere: ma credo che questo sia il vero punto del voto e quindi che gli elettori debbano tenerlo in grande considerazione nel decidere cosa votare: persino più del contenuto della riforma in sé.

Le persone più ragionevoli a favore del Sì e a favore del No – le vere vittime di questa campagna elettorale – sono d’accordo su una cosa: che dal punto di vista costituzionale non ci saranno rivoluzioni salvifiche in caso di vittoria della propria parte né catastrofi apocalittiche in caso di vittoria della parte opposta. È banalmente vero. La riforma – approvata sei volte in Parlamento col voto favorevole di molti che oggi fanno campagna per il No – non tocca la parte fondamentale della Costituzione e corregge alcuni elementi della seconda parte in modo significativo ma non radicale. Il bicameralismo perfetto sparisce ma il bicameralismo rimane. Il Senato non viene abolito ma cambia un po’. Lo stesso vale per le norme sui referendum e le leggi di iniziativa popolare. Sono cambiamenti positivi o negativi? Ci sono davvero buoni argomenti per sostenere entrambe le tesi. Io sono soddisfatto dai cambiamenti che riguardano referendum e leggi di iniziativa popolare, moderatamente fiducioso sull’abolizione del bicameralismo perfetto, scettico sulla composizione e il funzionamento del nuovo Senato, e penso che l’abolizione del CNEL sia opportuna ma tutto sommato irrilevante. Ma allo stesso tempo mi rendo conto che le mie opinioni sono fondate su una conoscenza inevitabilmente superficiale della materia, per quanto possa aver letto e studiato. Ci sono costituzionalisti e professori di diritto che studiano da una vita questioni del genere, che hanno una competenza infinitamente superiore alla mia, e non sono d’accordo sulle conseguenze che avrà questa riforma. Come posso pensare di arrivare io a una conclusione sicura?

(continua)

Francesco Costa

Vicedirettore del Post, conduttore del podcast "Morning". Autore dal 2015 del progetto "Da Costa a Costa", una newsletter e un podcast sulla politica americana, ha pubblicato con Mondadori i libri "Questa è l’America" (2020), "Una storia americana" (2021) e "California" (2022).