Fini straborderline

Diciamo che Gianfranco Fini «straborda», verbo inesistente e colloquiale che sta a intendere che il presidente della Camera esula dal proprio ruolo istituzionale, dunque fa politica, travalica la sua funzione per come la conoscevamo. Ieri mattina, a Omnibus, i colleghi Paolo Liguori e Giuseppe Caldarola hanno fatto notare che tutto sommato ha strabordato anche il presidente del Senato, qualche volta: anche se le uscite di Renato Schifani hanno fatto meno rumore. Accadeva nel giorno in cui peraltro il Capo dello Stato strabordava a sua volta, come ricordava ieri Davide Giacalone su Libero: Giorgio Napolitano, infatti, si è espresso sui tempi e sul merito di un iter di legge nonostante i limiti posti dalla Costituzione, e l’ha fatto con discrezione, ma l’ha fatto.

La legge del caso – voluta da Berlusconi, uomo accusato di strabordare più di chiunque – era quella sulle intercettazioni, norma pensata per fermare lo strabordare della stampa a margine dello strabordare della magistratura. Strabordante teoremi giudiziari, del resto, era parsa l’altro ieri anche la relazione del presidente dell’Antimafia Giuseppe Pisanu, giunta a ridosso della sentenza Dell’Utri. Spiegata a un bambino: si straborda quando si è grassi o quando gli abiti sono troppo stretti; grassa e strabordante è questa Seconda Repubblica, stretto e immutabile è l’abito della Prima repubblica che l’imprigiona.

Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera