Norton I° Imperatore degli Stati Uniti

Forse Joshua Abraham Norton era un po’ matto, qualsiasi cosa voglia dire questa strana parola, forse no. Faceva l’imprenditore, era il 1853, era a San Francisco. Aveva fatto molti soldi. Poi inciampa in un investimento sbagliato: c’è una carestia di riso, la Cina ha bloccato le esportazioni, il prezzo sale precipitosamente. Norton viene a sapere che è in arrivo dal Perù una nave piena di riso. È quasi nella baia. Compra tutto il carico a un prezzo esorbitante, per rivenderlo ancora più caro e fare buoni soldi. Ha appena firmato il contratto quando s’accorge che la nave non è sola, dietro c’è una flotta, tutte stracariche di riso. Il prezzo cala, lui è rovinato. Prova a far causa: il riso era di cattiva qualità, il contratto non vale. I tempi della giustizia civile sono quelli che sono, la sentenza ci mette quattro anni ad arrivare e gli da torto. Fallimento. È il 1857, lui scappa dalla città. Si rinchiude da qualche parte e torna due anni dopo, dicono “in evidente stato di confusione mentale”. Lui si sente lucido: ha riflettuto sull’ingiustizia, quella dei tribunali e quella del sistema. Ha anche la soluzione. La scrive ai giornali, la data è 17 settembre 1859: “A perentoria richiesta e desiderio di una larga maggioranza di questi Stati Uniti, io, Joshua Norton, un tempo cittadino di Algoa Bay, Capo di Buona Speranza, e oggi e per gli ultimi scorsi 9 anni e 10 mesi cittadino di San Francisco, California, dichiaro e proclamo me stesso Imperatore di questi Stati Uniti”.

Poi “in virtù dell’autorità in tal modo acquisita” ordina ai rappresentati degli Stati di riunirsi da lui. Fissa la data, 1 febbraio dell’anno dopo, così avete tutto il tempo, ed il luogo, “il Music Hall di questa città”. Ci riuniamo ma comando io. Cambiamo le leggi, correggiamo i mali, ripristiniamo la fiducia “sia in patria che all’estero”. C’è anche una visione del contesto internazionale. La firma ribadisce: “Norton I°, imperatore degli Stati Uniti”

I giornali ignorano la lettera, il San Francisco Bullettin la pubblica solo per prenderlo in giro. Così a San Francisco cominciano a conoscerlo. Lui sta in strada, ascolta le suppliche, dispensa consigli. La gente comincia a chiamarlo con il suo nome: Imperatore Norton I°. Si veste in uniforme, sceglie un blu con decorazioni dorate, si appoggia a un bastone che fa anche da sciabola. Ispeziona i cantieri navali, controlla le condizioni di lavoro, visita strutture pubbliche, emette monete da 50 cent e le presenta ai negozi come forma di pagamento. Molti accettano, lui emette anche note di credito da 5 e 10 dollari. Ci paga il ristorante. Il 12 ottobre dello stesso anno ordina lo scioglimento del Congresso, perché, è evidente, qui “si abusa del suffragio universale”. Nel 1862 licenzia il presidente Lincoln; nel 1868 dispone l’arresto del suo successore; nel 1869 scioglie i partiti, tutti e due, Repubblicano e Democratico.
Nel 1867 un agente di polizia lo arresta per farlo curare. Un Trattamento Sanitario Obbligatorio, diremmo oggi. C’è un’ondata di protesta: lettere ai giornali, articoli. Il capo della polizia lo libera e chiede pubblicamente scusa per il comportamento degli agenti. Lui, nella sua imperiale magnanimità perdona quello che gli aveva messo le manette. Da allora tutti i poliziotti di San Francisco, quando lo incrociano per strada, salutano l’Imperatore.

Mark Twain, lo scrittore, è un suo vicino di casa. Pensa che non sia matto, ma un uomo molto colto, un tantino eccentrico, sì, e davvero convinto del proprio ruolo di imperatore. Ma se fai l’imperatore devi crederci. Lo pensano in tanti. Qualcuno fa notare che le sue leggi non vengono applicate, altri controbattono che succede spesso anche a quelle emanate dal Congresso. A volte l’Imperatore con i suoi proclami ci ha visto giusto, solo che è troppo avanti: ordina che si costruisca un ponte sulla baia, pare un delirio. Oggi il Golden Gate c’è, è pure il simbolo della città. In una manifestazione contro gli immigrati – nel mirino allora c’erano i cinesi – si mette in mezzo e calma fa folla. Potere di una divisa blu con decorazioni dorate e dei modi imperiali.
Al suo funerale, gennaio 1880, vanno in 30mila. Sulla tomba, è nel Woodlawn Cemetery di Colma, gli è stato riconosciuto quello che gli spettava. C’è scritto: “Norton I, imperatore degli Stati Uniti e protettore del Messico”. Faceva anche quello, proteggeva il Messico.

Massimo Cirri

Da venticinque anni divide le giornate in tre: psicologo al mattino; conduttore radiofonico (Radio Popolare, poi a Radio2 Rai con Caterpillar) al pomeriggio. La sera, spesso, è impegnato come autore teatrale.