L’anti-comicità di Andy Kaufman

Il 16 maggio 1984 morì a soli 35 anni uno dei più influenti e originali intrattenitori americani di sempre, diventato di culto

Il comico Andy Kaufman nel 1982. (AP Photo)
Il comico Andy Kaufman nel 1982. (AP Photo)

Una delle cose che si dicono più spesso riguardo al comico statunitense Andy Kaufman, che morì quarant’anni fa per un cancro ai polmoni, è che agli inizi della sua carriera il pubblico faticava a capirlo. Quando cominciò a esibirsi nei locali di cabaret di New York, più o meno agli inizi degli anni Settanta, le persone che guardavano i suoi spettacoli rimanevano spesso spiazzate, non sapendo in che modo reagire alle sue trovate grottesche.

Kaufman infatti non rispettava nessuna delle convenzioni tipiche della comicità del tempo: non incentrava le sue esibizioni sulla ricerca di battute a effetto, e non era neppure uno di quei sardonici monologhisti (come George Carlin e Richard Pryor) che tentavano di perfezionare lo stile che Lenny Bruce aveva reso popolare nel ventennio precedente, fondato sulla satira sociale e su un linguaggio volutamente osceno e irrispettoso.

Le sue esibizioni erano basate quasi interamente su espedienti irrituali e non strettamente comici. Poteva capitare che, senza un particolare motivo, cominciasse a leggere con un tono molto serioso dei passi tratti dal romanzo Il grande Gatsby. Altre volte apriva lo spettacolo dicendo di sapere imitare alla perfezione il presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, ma poi si limitava semplicemente a dire «ciao, sono Jimmy Carter!», mantenendo lo stesso, identico tono di voce.

In altre occasioni raccontava delle storie basate su un umorismo volutamente posticcio, che lo faceva sembrare quasi fuori luogo e generava lunghi istanti di silenzio nel pubblico. L’esempio più famoso è quello del “Foreign Man” (lo straniero), un personaggio dalla voce stridula e tremolante che sosteneva di venire da Caspiar, un’immaginaria isola del Mar Caspio affondata secoli fa. Si presentava al pubblico facendo partire la sigla di Mighty Mouse, un popolare cartone animato prodotto da 20th Century Fox, ma ne mimava in playback un verso («here I come to save the day», «sono qui per salvarvi»), stando in silenzio e con lo sguardo fisso nel vuoto per il resto del tempo.

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Questo stile, inizialmente considerato cervellotico e poco divertente, rese Kaufman uno dei comici più influenti della sua generazione. Per via del suo modo bizzarro di stare sul palco e dei suoi sketch eccentrici e di non immediata comprensione fu definito un “anti-comico” (lui stesso preferiva non definirsi un comico, preferendo la più generica etichetta di “intrattenitore”).

Rimase sempre piuttosto isolato nella sua proposta, e per tutta la sua carriera evitò le celebrazioni e i divismi di cui poteva essere protagonista un comico in quegli anni: alla fine degli anni Settanta, quando aveva ormai raggiunto una fama enorme grazie alla sua partecipazione alla sitcom Taxi, continuava a lavorare come cameriere della sede newyorkese di Jerry’s Famous Deli, una catena di ristoranti specializzata in cucina ebraica.

Andy Kaufman e Carol Kane (NBC/Getty)

A questo proposito, in un’intervista data al programma The Midnight Special nel 1981, Kaufman disse che per lui era importante «ritagliarsi un po’ di tempo per fare l’aiuto cameriere», perché svolgere questa mansione lo aiutava a restare in contatto con la gente comune e a rifiutare il concetto secondo cui pubblico e comico fossero due entità separate.

Più in generale, amava giocare sull’ambiguità, mantenendo il comportamento che aveva sul palco anche durante le interviste: in questo modo rese molto sfumato il confine tra realtà e finzione, e riuscì a convincere molti spettatori che il Kaufman che vedevano sul palco si comportava allo stesso modo del Kaufman di tutti i giorni.

Kaufman nacque il 17 gennaio del 1949 in una famiglia ebraica di New York. Decise di diventare un performer già da piccolo, inizialmente appassionandosi al wrestling (uno sport che negli anni successivi avrebbe praticato per davvero), e poi esibendosi in piccoli spettacoli improvvisati durante le feste di compleanno dei suoi amici.

Nel 1971, dopo una laurea al Grahm Junior College di Boston, cominciò a esibirsi regolarmente in posti come il The Improv, un luogo importante della comicità newyorkese, fondato nel 1963 nel quartiere di Hell’s Kitchen da cui passavano tra gli altri Richard Pryor, Robert Klein, Steve Landesberg, Bette Midler, Lily Tomlin e Jay Leno.

Dopo un iniziale scetticismo da parte del pubblico, i suoi personaggi divennero largamente familiari a chi si interessava di comicità a New York. Oltre al “Foreign Man”, Kaufman si fece conoscere grazie a un’impeccabile imitazione di Elvis Presley e soprattutto grazie al personaggio di Tony Clifton, un rude e sboccato cantante di Las Vegas.

La popolarità di Kaufman aumentò a partire dal 1975, quando cominciò a esibirsi nelle primissime puntate del Saturday Night Live, che oggi è il più importante e longevo programma comico televisivo degli Stati Uniti. Tre anni dopo partecipò alla sitcom Taxi, modellando il personaggio che interpretava nella serie, ossia il meccanico polacco Latka, sullo stampo di quello del “Foreign Man”.

Un altro ambito in cui si fece conoscere è quello del wrestling professionistico. Cominciò a frequentare quel mondo sfruttando uno dei personaggi che aveva inventato durante i suoi sketch, ossia un wrestler heel (cattivo) che combatteva con sole donne e che, per questo motivo, si autoproclamava campione del mondo “inter-genere”. Sosteneva di essere un misogino, e di volere affrontare soltanto donne perché, altrimenti, sarebbe stato sconfitto, generando reazioni sdegnate nel pubblico.

Quando questo personaggio divenne familiare a migliaia di persone, Kaufman cominciò a proporsi per davvero alle principali federazioni di wrestling. A partire dal 1981, per esempio, intraprese un feud (le rivalità del wrestling, in tutti i casi sceneggiate e dal risultato predeterminato) con Jerry “The King” Lawler, uno dei più popolari lottatori di quegli anni, culminato in un famoso confronto durante una puntata del David Letterman Show. Recitò anche in qualche produzione cinematografica, come Frate Ambrogio di Marty Feldman e Heartbeeps di Allan Arkush.

Oggi Kaufman è considerato uno degli ultimi innovatori della comicità, ma la sua carriera fu particolarmente breve perché morì il 16 maggio del 1984 per un cancro ai polmoni, a soli 35 anni. Dato che era un salutista e contrario al tabagismo, attorno alla causa della sua morte cominciarono a circolare voci secondo cui si trattasse di una trovata dello stesso Kaufman.

Nel 1992 la band americana dei R.E.M. scrisse la canzone “Man on the Moon”, dedicata a Kaufman e inclusa nel loro album Automatic for the People. Il testo conteneva vari riferimenti alla sua carriera, e fin dal titolo citava il complotto secondo cui l’allunaggio del 1969 sarebbe stato inscenato in uno studio televisivo per paragonarlo a quello secondo cui Kaufman non era davvero morto. La canzone divenne un grande successo dei R.E.M., e diede il titolo al film che produsse nel 1999 Bob Zmuda, uno dei suoi più stretti collaboratori, diretto dal regista cecoslovacco Miloš Forman e interpretato tra gli altri da Danny DeVito, Courtney Love e Paul Giamatti.

Nel film Kaufman fu interpretato da uno dei suoi più grandi fan, ossia l’attore Jim Carrey: la sua interpretazione fu apprezzatissima dal pubblico e dalla critica, e fu premiata anche con un Golden Globe. Il modo in cui Carrey entrò nel personaggio, impersonandolo per settimane anche fuori dalle riprese ed esasperando per questo molte persone che lavorarono al film, è stato poi raccontato nel documentario del 2017 Jim & Andy: The Great Beyond, che prendeva il nome peraltro da una canzone originale scritta dai R.E.M. per la colonna sonora del film, diventata poi a sua volta molto conosciuta. Il film popolarizzò anche diverse figure che accompagnarono Kaufman per tutta la sua breve carriera, come il manager George Shapiro (DeVito) e lo stesso Zmuda (Giamatti).