In Georgia la polizia ha represso con violenza le proteste contro la legge sugli “agenti stranieri”

Un cannone ad acqua della polizia azionato durante le proteste del 30 aprile 2024 (AP Photo/Zurab Tsertsvadze)
Un cannone ad acqua della polizia azionato durante le proteste del 30 aprile 2024 (AP Photo/Zurab Tsertsvadze)

Nella notte tra martedì e mercoledì la polizia georgiana ha represso con violenza le proteste che vanno avanti da due settimane contro la proposta di legge sui cosiddetti “agenti stranieri”: gli agenti hanno usato spray al peperoncino, cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e granate stordenti contro i manifestanti che si erano radunati davanti alla sede del parlamento nella capitale Tbilisi. Secondo quanto riportato dai giornalisti di Reuters e Agence France-Presse che si trovavano alla manifestazione la polizia ha colpito anche alcuni giornalisti che si erano chiaramente identificati come tali. Anche Levan Khabeishvili, parlamentare e leader del principale partito di opposizione Movimento Nazionale Unito, ha detto di essere stato picchiato dalla polizia e si è presentato in parlamento mercoledì con il volto fasciato. Quattordici persone sono state arrestate.

Quella di martedì sera è stata la repressione più dura delle proteste che stanno avvenendo ogni sera dal 16 aprile in Georgia, quando il governo aveva ripresentato una proposta di legge che prevede che i media e le ong che ricevono almeno il 20 per cento dei propri fondi dall’estero debbano registrarsi come entità che «perseguono gli interessi di una potenza straniera»: è la stessa legge, con lievi modifiche, che era stata proposta poco più di un anno fa e poi ritirata dopo grandi proteste popolari. Secondo i manifestanti, la proposta di legge ricalca quella che dal 2012 viene usata in Russia per reprimere il dissenso, ostacolare il lavoro dei media indipendenti e in alcuni casi provocarne la chiusura.

Già un anno fa l’opposizione riteneva che la sua approvazione favorisse una svolta autoritaria simile a quella portata avanti dal presidente Vladimir Putin in Russia: oggi come allora uno dei principali slogan della protesta è infatti “No alla legge russa”. Una volta identificati come “agenti stranieri” media e ong possono essere soggetti a controlli specifici e a limitazioni nei finanziamenti, nelle loro attività e in generale delle libertà democratiche. In Russia la definizione di “agenti stranieri” è stata strumentale per una progressiva introduzione di leggi e regolamenti sempre più repressivi.

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