Perché le monete sono zigrinate

Storia di come una peculiarità che non notiamo quasi più abbia avuto una grande utilità quando le monete erano fatte di metalli preziosi

(China Photos/Getty Images)
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Spesso dietro alla forma degli oggetti c’è solo il gusto estetico di chi li ha creati. Nella maggior parte dei casi però ci sono anche motivi pratici per cui gli oggetti sono fatti in un certo modo, motivi che possono essere legati alla funzionalità o alla necessità di risolvere alcuni inconvenienti legati al loro uso. Per esempio i corrimano nelle stazioni della metropolitana della linea M1 di Milano: finiscono con una forma stondata, che ricorda un punto interrogativo. Può sembrare solo un vezzo di chi l’ha pensata – i designer Franco Albini e Bob Noorda – ma in realtà ha anche la funzione di non far impigliare le borse o le giacche dei passeggeri che si muovono di fretta all’interno delle stazioni.

È anche il caso della zigrinatura delle monete, quella serie di piccole linee verticali incise su tutto il loro bordo: può sembrare una caratteristica come tante, frutto o del caso o di una scelta estetica, ma un tempo aveva una funzione importantissima. In passato le monete erano fatte con materiali preziosi, e il loro valore dipendeva proprio dalla quantità di oro, argento o rame che contenevano. Fin dall’antichità il sistema dei pagamenti si è basato dunque sulle caratteristiche oggettive e intrinseche delle monete: era molto semplice e intuitivo, e ha regolato le transazioni economiche per quasi tutta la storia dell’umanità.

C’erano però alcuni inconvenienti pratici. Capitava che, a seconda di come andavano le quotazioni dei metalli preziosi, le monete avessero addirittura più valore per il materiale di cui erano fatte che per il corrispettivo in denaro. E questo rendeva la contraffazione particolarmente conveniente: i falsari usavano il metallo delle monete per altri scopi, e coniavano monete false con metalli senza valore. Farlo era anche piuttosto facile, perché i disegni e le forme erano nella maggior parte dei casi semplici da riprodurre.

Una moneta d’oro con raffigurato il volto di Alessandro Magno e risalente al terzo secolo avanti Cristo, al Museo Nazionale di Storia di Sofia, in Bulgaria (AP Photo/Petar Petrov)

Si diffuse così la pratica della limatura, con cui i falsari ne raschiavano i bordi per prendersi il materiale prezioso. A volte, invece che limate, le monete venivano tagliate leggermente ai bordi. Poi venivano rimesse in circolazione, tanto nessuno se ne sarebbe accorto, ma a lungo andare diventavano inutilizzabili, proprio perché a forza di essere limate perdevano il loro valore intrinseco e non venivano più accettate. Oppure venivano riportate alla Zecca, l’ente responsabile della loro coniatura, a cui veniva chiesta la sostituzione: si dava indietro una moneta più leggera del normale, e quindi valutata come difettosa, per ottenere in cambio una moneta dal peso corretto, con la giusta quantità di metallo prezioso. La limatura rappresentava un grosso danno per gli stati, che erano poi costretti a fondere le monete limate e ad aggiungere materiale prezioso per coniarle nuovamente.

Per questo nel tempo, in diversi paesi d’Europa, gli artigiani che si occupavano del conio delle monete affinarono alcune tecniche per rendere la vita più difficile a chi volesse raschiarle o contraffarle: per esempio rendendo le monete stesse più raffinate nella forma.

La zigrinatura iniziò a diffondersi nel Seicento, anche grazie all’invenzione della macchina Castaing, che prende il nome della persona che la inventò, l’ingegnere francese Jean Castaing: la macchina faceva girare la moneta tra due utensili che ne incidevano i bordi con delle linee, creando quindi la zigrinatura, o con lettere e disegni. Entro la fine del Settecento quasi tutte le monete avevano qualche tipo di decorazione sui bordi per prevenire la limatura.

Alcune ricostruzioni attribuiscono l’invenzione della zigrinatura ad Isaac Newton, uno dei più noti e influenti scienziati della storia. Oltre che matematico, fisico e astronomo studiato da secoli, Newton è stato anche direttore della Zecca britannica alla fine del Seicento. In realtà contribuì più che altro a rendere più rapida ed efficiente la produzione di monete fatte in quel modo. La carica di direttore della Zecca del Regno Unito era un ruolo più che altro cerimoniale, che fino ad allora non aveva previsto un particolare coinvolgimento concreto nell’attività della Zecca. Newton adottò un approccio molto diverso, più interventista, e si impegnò a risolvere alcune inefficienze nel processo di fabbricazione.

Tra queste c’era il fatto che non tutte le monete che uscivano dalla Zecca avevano lo stesso peso, e capitava che nelle rilevazioni a campione pesassero leggermente di più o leggermente di meno di quanto previsto. Newton migliorò e rese più efficienti i processi di produzione, anche facendo fare dei corsi di formazione agli artigiani, e ridusse così questa variabilità nel peso delle monete. In questo senso contribuì alla fine della pratica della limatura delle monete, rendendole di fatto più uniformi nel peso.

Monete britanniche con il volto della regina Anna e risalenti al 1702 (Royal Mint Museum)

La zigrinatura, e in generale la decorazione dei bordi, è diventata ormai parte della forma delle monete ed è uno degli elementi studiati dalla cosiddetta numismatica, lo studio delle monete dal punto di vista storico, economico e artistico.

Col tempo la zigrinatura e i decori si sono anche differenziati a seconda del taglio della moneta e oggi hanno assunto una nuova funzione: rendere riconoscibile il taglio della moneta alle persone cieche, che toccando la fattura del bordo o il disegno sulle facce possono capire quale moneta hanno in mano. Insomma, le decorazioni sono rimaste come retaggio del passato, anche perché i deterrenti per i falsari non servono più a molto: le monete moderne non sono più fatte di materiale prezioso e non c’è più alcuna utilità nel limarne i bordi. Le monete da 1, 2 e 5 centesimi di euro sono fatte di acciaio ricoperto di rame, quelle da 10, 20 e 50 di un particolare ottone chiamato “oro nordico” (ma che non contiene oro), e quelle da 1 e 2 euro di nichel e ottone. Ci sono gli esemplari da collezione che possono valere molto, ma sono pochi.

Oggi non c’è più metallo prezioso nelle monete perché il loro valore dipende dal cosiddetto corso legale, che viene conferito dalle autorità monetarie, le banche centrali, che stabiliscono che quegli oggetti debbano essere accettati come forma di pagamento. Per esempio è la Banca Centrale Europea a stabilire che la moneta da 1 euro vale effettivamente 1 euro, e che deve essere accettata nei pagamenti con quel valore.

Le monete hanno smesso di essere oggetti preziosi di per sé a partire dall’Ottocento, quando il Regno Unito, che allora era il riferimento economico e finanziario mondiale, fu il primo paese a introdurre il gold standard, un sistema monetario ancorato al valore dell’oro: per i pagamenti si usavano banconote o monete che di per sé non valevano niente, ma di cui la banca centrale doveva sempre assicurare la convertibilità in oro, che doveva essere tenuto come riserva in proporzione alla quantità di banconote e monete in circolazione. In termini pratici si poteva andare in banca e chiedere di scambiare le proprie banconote e monete con oro e questo garantiva loro dunque un certo valore.

Alcune monete: quarti di dollaro (25 centesimi), 10 centesimi di dollaro, nichelini (5 centesimi di dollaro), penny (1 centesimo di dollaro) (AP Photo/Jenny Kane)

Dalla Prima guerra mondiale in poi, i costi della ricostruzione e della crisi economica resero insostenibile questo sistema: i governi avevano bisogno di denaro e non potevano emetterne di nuovo se non accumulando ulteriori riserve di oro. Fu così che alcuni stati iniziarono a sganciare il valore delle loro valute da quello dell’oro, e con il passare del tempo soldi e oro cominciarono a non avere più alcun legame. All’inizio degli anni Settanta, sotto la spinta di pressioni interne e internazionali, il presidente statunitense Richard Nixon decise poi di ammettere ufficialmente che il sistema basato sull’oro non esisteva più. Da allora iniziò una nuova epoca monetaria nella quale ci troviamo ancora oggi: quella della cosiddetta moneta fiduciaria o fiat (che sia fatta, dal latino), il cui valore è pari a quello dichiarato dalle autorità monetarie di riferimento.

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