Anche Elon Musk ha presentato al pubblico un suo chatbot, chiamato “Grok”

(AP Photo/Kirsty Wigglesworth, Pool)
(AP Photo/Kirsty Wigglesworth, Pool)

Nel weekend l’imprenditore e proprietario di X (precedentemente noto come Twitter) Elon Musk ha annunciato che a breve gli utenti che pagano l’abbonamento al suo social network potranno utilizzare Grok, un chatbot – cioè un software di intelligenza artificiale che simula le conversazioni umane – basato sul machine learning che a dire di Musk dovrebbe avere «un animo ribelle» e «una passione per il sarcasmo».

I chatbot sono in grado di rispondere in modo coerente a frasi scritte o pronunciate dagli utenti: da quando è stato reso pubblico ChatGPT di OpenAI lo scorso dicembre, molte aziende tecnologiche hanno sviluppato software simili, contando sul fatto che in futuro gli utenti preferiranno rivolgersi a un chatbot piuttosto che a un motore di ricerca per trovare una risposta ai propri dubbi.

Il nome “Grok” viene da un verbo nato ed usato prevalentemente negli anni sessanta nella sottocultura hippie californiana ed ancora in uso nell’ambito informatico, che significa “comprendere in modo approfondito e intuitivo un concetto”. Fu inventato da Robert A. Heinlein nel suo romanzo Straniero in terra straniera, ma Musk ha detto di essersi ispirato al suo uso nel libro di fantascienza Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams, in cui to grok significa “comprendere in modo approfondito e intuitivo”.

Il chatbot è stato progettato da una nuova azienda di Musk, xAI, ed è stato addestrato su un modello chiamato Grok-1, di cui al momento si sa molto poco. Secondo un post pubblicato sul sito di xAI, Grok-1 dovrebbe funzionare meglio di GPT-3.5 (ovvero il modello utilizzato nella versione aperta al pubblico di ChatGPT) soprattutto nella risoluzione dei problemi di matematica, ma sarebbe al momento meno potente di GPT-4, considerato il migliore dei modelli sviluppati finora.