14 persone sono indagate con l’accusa di cooperazione in omicidio colposo per una serie di inadempienze nella gestione delle alluvioni nelle Marche del settembre 2022

(ANSA/Twitter Luca Zaia)
(ANSA/Twitter Luca Zaia)

14 persone sono indagate con l’accusa di cooperazione in omicidio colposo plurimo per una serie di inadempienze e ritardi nella gestione dell’emergenza per le alluvioni nel nord delle Marche del 15 settembre 2022, che causarono la morte di 13 persone. Gli indagati sono sei funzionari e operatori della Protezione civile, due funzionari dei Vigili del fuoco di Ancona e sei sindaci della provincia di Ancona, dove ci furono i danni più gravi.

Secondo la procura dell’Aquila, a cui è stato trasferito il caso perché una delle persone danneggiate è un magistrato della procura di Ancona, il comportamento degli indagati sarebbe stato caratterizzato da «negligenza, imprudenza, imperizia e violazione di norme», e avrebbe comportato carenze nel flusso di informazioni fra sindaci, Protezione civile, Vigili del fuoco e prefetto, e quindi la mancata allerta della popolazione. Agli indagati della Protezione civile si contesta anche la violazione di una serie di direttive e delibere regionali e il mancato adeguamento delle proprie procedure di allerta ai protocolli nazionali.  I sindaci coinvolti hanno ribadito che i bollettini ricevuti nel pomeriggio del 15 settembre 2022 non indicavano rischi gravi per le zone di loro competenza, rischi segnalati solo in un’allerta successiva, quando la piena era già in atto.

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