Almeno 30 persone sono morte negli scontri tra gruppi etnici nel Manipur, in India

Molte persone stanno lasciando il Manipur per sfuggire alle violenze (AP Photo/Panna Ghosh)
Molte persone stanno lasciando il Manipur per sfuggire alle violenze (AP Photo/Panna Ghosh)

Almeno 30 persone sono morte nel Manipur, stato del nord-est dell’India, in scontri etnici molto violenti che stanno andando avanti da settimane. Gli ultimi scontri erano iniziati la settimana scorsa dopo una manifestazione di diversi gruppi che si opponevano all’inclusione del popolo Meitei tra le tribù ​​riconosciute ufficialmente come gruppo etnico svantaggiato.

I Meitei rappresentano almeno il 50% della popolazione del Manipur e chiedono da anni l’inclusione nella categoria dei gruppi etnici svantaggiati, a cui il governo riserva posti di lavoro governativi, ammissioni facilitate all’università e un numero minimo di seggi a tutti i livelli di governo. Il riconoscimento darebbe accesso al popolo Meitei anche a vari terreni forestali: altri gruppi etnici dello stato tuttavia temono di perdere il controllo su questi territori e da una settimana stanno protestando in modo molto violento.

Gli scontri nati da questo dibattito hanno portato ad attacchi a case, veicoli e templi: secondo alcune ricostruzioni sarebbero morte fino a 54 persone, mentre 10mila sarebbero scappate dalla regione per sfuggire alla violenza. Migliaia di soldati governativi sono stati inviati nella zona per mettere fine agli scontri. Ciascuna parte incolpa l’altra per i disordini, ma secondo Al Jazeera la maggior parte delle persone uccise appartiene alla comunità Kuki, un gruppo etnico a maggioranza cristiana che vive nelle colline e i cui villaggi e chiese sono stati presi di mira da gruppi di Meitei.