In Danimarca l’uso del metal detector è un hobby diffuso

Gli appassionati sono aumentati e ora a Copenaghen c'è una mostra che raccoglie i reperti più preziosi che hanno trovato

(Da un video del canale YouTube "Detecting Denmark")
(Da un video del canale YouTube "Detecting Denmark")
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Dallo scorso 4 febbraio al Museo Nazionale della Danimarca si può visitare una mostra composta solo di antichi reperti trovati da comuni cittadini col metal detector. In Danimarca infatti, a differenza che in molti altri paesi, la legge permette di usare questi apparecchi piuttosto liberamente, e sono molti quelli che per hobby si dedicano alla ricerca di cimeli andati perduti con risultati più o meno sorprendenti. Sempre per legge, i ritrovamenti preziosi vanno consegnati al museo nazionale a Copenaghen, che ha detto di riceverne migliaia ogni anno e di far fatica a stare dietro a tutto quello che arriva.

Tra le persone che usano da tempo il metal detector in Danimarca per hobby c’è per esempio Hjalte Wadskjaer Molgaard, che ha raccontato a Euronews di aver trovato tra le altre cose un anello d’oro risalente al Medioevo con inciso il volto di Gesù. Un’altra è Louise Stahlschmidt, che ha 46 anni e a Bjergby, nell’estremo nord del paese, dove vive, ha trovato due piccoli foglietti d’oro risalenti al Settimo secolo la cui funzione è ancora sconosciuta.

Una legge danese del 1241 stabiliva che qualsiasi oggetto di valore trovato sul territorio danese diventasse automaticamente proprietà della Corona, e ancora oggi le norme prevedono che qualsiasi ritrovamento prezioso debba essere consegnato al museo statale più vicino, che lo consegnerà poi al museo nazionale, dove verrà analizzato. Anche in Italia gli oggetti trovati con il metal detector nei luoghi in cui è possibile usarlo vanno consegnati alle autorità competenti. Dal 1752, la legge danese prevede anche una piccola ricompensa per chi consegna i propri ritrovamenti.

Line Bjerg, la curatrice della mostra, ha spiegato al sito The Local che in Danimarca i metal detector cominciarono a diffondersi negli anni Ottanta, ma l’abitudine di usarli per cercare cose preziose come passatempo è un fenomeno più recente. Anche se all’attività sono dedicati un canale YouTube e alcuni profili social che hanno solo poche centinaia di iscritti (su una popolazione nazionale di circa 5,8 milioni di persone), nel 2022 il museo nazionale ha ricevuto quasi 18mila oggetti trovati in questo modo, tre volte tanto quelli inviati dieci anni prima.

Quello che sembra attirare queste persone non è tanto la possibilità di ricevere una ricompensa – per esempio per i suoi foglietti d’oro Stahlschmidt dice di non aspettarsi più di 600 corone danesi, l’equivalente di circa 80 euro –, quanto il senso del dovere e il piacere di contribuire a qualche scoperta. Arne Hertz, pensionato e presidente di un’associazione di “detectorist”, ha detto che in generale per loro «è un piacere fare la cosa giusta e consegnare le cose che trovano ai musei». Per Annie Lund, un’altra appassionata, è un buon modo per rendere accessibili a tutti dei pezzi di storia.

Bjerg dice che dedicare una mostra agli oggetti trovati dalla popolazione serve a far capire al pubblico come chiunque possa contribuire ad arricchire un museo e come usare il metal detector con questo scopo aiuti a trovare oggetti che altrimenti rischierebbero di andare perduti per sempre, se non distrutti. Anche Torben Trier Christiansen, un archeologo del museo di storia della regione dello Jutland settentrionale, ha spiegato che le persone più attive tra le circa 250 che usano i metal detector nella regione consegnano circa 100 oggetti a testa all’anno.

 

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Una delle scoperte più notevoli in Danimarca è stata quella fatta da Ole Ginnerup Schytz alla fine del 2020. Una delle prime volte che usava il metal detector, nel campo di un vecchio amico a Vindelev, nel sud-est del paese, Schytz trovò 22 oggetti d’oro, per un peso totale di quasi un chilo. Secondo gli archeologi, le monete e i dischi d’oro trovati a Vindelev erano sepolti lì da circa 1500 anni.

Su una delle sottili monete d’oro ritrovate a Vindelev c’era un’iscrizione che citava il nome del dio norreno di Odino, cosa che ha permesso agli studiosi di stabilire che fosse una figura conosciuta già circa 150 anni prima di quanto si credesse. «A volte sono proprio queste scoperte particolari a cambiare la nostra storia, perché aggiungono qualcosa che semplicemente prima non sapevamo», ha detto al sito The Local Line Bjerg, la curatrice della mostra.

 

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