Da dove viene il successo di “Belve”

Il programma di interviste di Francesca Fagnani è diventato una specie di genere letterario sui social, ma ci ha messo un po'

Wanda Nara e Francesca Fagnani durante la registrazione di "Belve" (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Wanda Nara e Francesca Fagnani durante la registrazione di "Belve" (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
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Quando la giornalista 44enne Francesca Fagnani ha fatto la copresentatrice della seconda serata del Festival di Sanremo, lo scorso 8 febbraio, era diventata famosa da poco. Nei mesi precedenti infatti Belve, il programma che conduceva da anni in seconda serata su Rai 2, era improvvisamente diventato molto popolare soprattutto sui social network. «Io penso che non ci sia un motivo unico di questo successo, ma tanti fattori diversi», spiega Fagnani. «Un vantaggio è stato intercettare un pubblico giovane e pop, quindi parzialmente diverso rispetto a quello della tv generalista. Sicuramente per noi è stato un vantaggio ma non saprei dire perché è successo».

La faccia di Fagnani è diventata ancora più nota dopo la serata di Sanremo e poi nelle settimane successive, quando Belve è stato spostato in prima serata per cinque puntate più lunghe e ricche, l’ultima delle quali è stata trasmessa martedì. Ma l’aspetto più sorprendente del successo del programma è il livello di attenzione ottenuta su TikTok, su Instagram e su Twitter, dove i video dei momenti più imbarazzanti, divertenti, irritanti o a vario titolo “scandalosi” delle interviste di Fagnani sono diventati di fatto un genere letterario. Una cosa piuttosto rara per un programma televisivo, sulla Rai, di interviste.

Belve fu ideato nel 2018 da Fagnani e dalla nota autrice televisiva Irene Ghergo. Nacque come programma di interviste con un format molto semplice ed essenziale: in uno studio poco illuminato l’ospite veniva invitato a sedere su uno sgabello visibilmente scomodo e a rispondere alle domande di Fagnani, da sempre l’unica conduttrice. Fin dall’inizio il punto di forza del programma furono il tono e la scelta delle domande, che spettatori e commentatori percepivano come sfrontate e provocatorie, ma che di rado diventavano antipatiche o poco appropriate. La caratteristica che oggi viene più spesso fatta notare dello stile televisivo di Fagnani è il contrasto tra la sua impudenza nel fare le domande e il suo atteggiamento: «con un sorriso smagliante “addenta” l’interlocutore incalzandolo fino allo stremo» ha scritto di recente di lei il giornalista e commentatore Aldo Grasso sul Corriere.

«Il mio obiettivo non è far rimanere male l’ospite, e infatti dopo l’intervista sono tutti contenti», spiega Fagnani. «Però non voglio paletti e non faccio troppi complimenti. Non faccio interviste promozionali perché trovo che col mio approccio il risultato finale sia molto più soddisfacente oltre che per il pubblico anche per l’intervistato».

Non tutti la pensano così: durante la settimana di Sanremo il cantante Fedez disse di non aver accettato l’invito a Belve perché «non ne puoi uscire bene». Alcune domande ricorrono in tutte le interviste di Belve: per esempio la prima, «che “belva” si sente?», o l’ultima, «se potesse riportare qualcuno in vita chi sarebbe e cosa gli direbbe?». Di solito sono anche quelle che ottengono le risposte meno interessanti. La maggior parte delle domande però sono personalizzate e non sono prevedibili: gli ospiti non possono mai saperle in anticipo e non possono chiedere che le cose che hanno detto in studio vengano tagliate nel montaggio della puntata.

Nell’ultima stagione uno degli ospiti più commentati è stato Rocco Casalino, ex responsabile della comunicazione del Movimento 5 Stelle e prima ancora concorrente del Grande Fratello, a cui Fagnani ha letto una vecchia dichiarazione in cui diceva di amare Charles Baudelaire, ma che interrogato non ha saputo dire il titolo di una sua poesia e poi l’ha confuso con l’autore del romanzo Madame Bovary. Appena pochi minuti prima, Casalino era riuscito a parlare dell’esplorazione della propria sessualità in modo assai intimo e rendendo perfettamente la complessità dell’argomento. «Il fatto è che Belve è un programma esclusivamente di parola, non c’è niente che facilita o distrae e si crea un clima di confidenza quasi claustrofobico: non c’è sollievo», spiega Fagnani.

Il tono di Fagnani e la scelta delle domande sono quello che secondo molti rende Belve un programma apprezzabile e a suo modo diverso dagli altri simili che capita di vedere sulla televisione italiana. Come ha scritto l’opinionista Alice Oliveri, in Italia «in televisione è raro trovare interviste slegate da logiche promozionali e che non siano marchette organizzate dagli uffici stampa». Gli ospiti di Belve non vengono lusingati e non ricevono complimenti, men che meno vengono chiamati perché hanno appena scritto un libro o fatto un film, e se l’hanno fatto non è quasi mai argomento dell’intervista.

All’inizio gli ospiti erano per la gran parte di genere femminile: tra le più rilevanti ci furono, nel 2018, Giorgia Meloni e Virginia Raggi. L’idea era «raccontare donne determinate, ambiziose, non necessariamente materne o non necessariamente simpatiche: perché esistono e volevo raccontare la realtà, andando oltre la solita rappresentazione delle donne vittime, che per carità è una rappresentazione sacrosanta ma non è l’unica». Poi con gli anni le cose sono un po’ cambiate, «le donne le ho un po’ finite» e gli ospiti maschi sono aumentati: nell’ultima stagione gli ospiti erano più o meno metà e metà.

Con il passaggio in prima serata il format è un po’ cambiato: intanto è stato aggiunto il pubblico in studio, e poi sono stati aggiunti alcuni interventi comici tra un’intervista e l’altra. Per farli, oltre all’attrice Michela Andreozzi, sono state scelte personalità del mondo dei social network: Cristina Di Tella, famosa per le sue imitazioni su Instagram e TikTok, e Maria Chiara Cicolani e Valeria De Angelis, note su Instagram come Eterobasiche. A questo si è legato un lavoro di ufficio stampa più aggressivo, con una strategia promozionale basata sulla divulgazione delle “rivelazioni” più notiziabili (anche se spesso fuori contesto) delle interviste prima dell’uscita di ogni puntata, cosa che ha ottenuto molto successo sui giornali scandalistici e non solo.

A cadenza settimanale, sui siti dei principali quotidiani sono stati pubblicati i video di alcuni estratti delle interviste alla modella Bianca Balti, all’attore Claudio Amendola, al presidente del Senato Ignazio La Russa, portati da Fagnani a parlare di questioni anche molto personali, con risultati che in certi casi hanno attirato ammirazione, in altri – è il caso di cosa disse La Russa sull’eventualità di avere un figlio gay – indignazione.

Tutte queste cose hanno accresciuto il seguito di Belve online, un fenomeno che era già iniziato prima dello spostamento in prima serata e che si manifesta in modi diversi in base alle piattaforme. Su Twitter per esempio Belve è diventato uno di quei programmi che le persone commentano in diretta, complice il fatto che Fagnani ha coltivato il legame con i fan in maniera molto affettuosa. Su Instagram e TikTok il formato degli spezzoni di un’intervista video si presta molto bene a diventare virale, soprattutto quando riesce a distinguersi e ad apparire moderno come quello di Belve.

Dal punto di vista dell’audience televisiva il successo di Belve non è eccezionale. Nel passaggio in prima serata il numero di telespettatori è molto cresciuto, arrivando a un milione e 200mila spettatori (pari al 7,3% di share) con l’ultima puntata di martedì scorso, ma è probabile che la diffusione dei suoi contenuti online raggiunga molte più persone, da TikTok, dove l’hashtag #belve ha più di 170 milioni di visualizzazioni, a RaiPlay, dove le puntate sono scorporate in “clip”, interviste e puntate intere.