L’ex presidente georgiano Saakashvili ha detto di essere stato avvelenato in carcere

Dove si trova per accuse che secondo molti sono politicamente motivate: le sue condizioni sono preoccupanti da mesi

Proteste per la liberazione di Saakashvili a gennaio a Tbilisi (AP Photo/Shakh Aivazov)
Proteste per la liberazione di Saakashvili a gennaio a Tbilisi (AP Photo/Shakh Aivazov)

L’ex presidente della Georgia Mikheil Saakashvili, che dal 2021 è detenuto in una prigione georgiana, è in condizioni di salute molto precarie e in un’intervista a Sky News ha detto di essere stato avvelenato in carcere e di essere a rischio di morire. Saakashvili, ex capo di stato carismatico e controverso e sempre molto inviso al presidente russo Vladimir Putin, è in prigione per accuse che sono ampiamente ritenute politicamente motivate, e le sue condizioni sono molto preoccupanti ormai da qualche mese. Vari governi occidentali, tra cui quello dell’Ucraina, hanno chiesto alla Georgia di liberare l’ex presidente, per ora inutilmente.

Di recente Saakashvili è stato trasferito dal carcere a un ospedale, ma parlando con Sky News ha detto di sentirsi ancora in pericolo e in interviste precedenti aveva detto di essere stato picchiato durante la detenzione. Il governo della Georgia, guidato dal partito filorusso Sogno Georgiano, ha respinto tutte le accuse e ha sostenuto che le condizioni di Saakashvili siano peggiorate perché lui si rifiuta di mangiare.

Nell’intervista a Sky News, che è stata condotta in forma scritta, con i giornalisti che hanno mandato le domande al suo avvocato e lui che ha risposto scrivendo a mano, Saakashvili ha detto:

«Inizialmente pesavo 120 chili, ora ne peso 64, se scendo sotto ai 60 i medici dicono che potrei subire il collasso di vari organi».

Saakashvili durante un’udienza a dicembre 2022 (EPA/ZURAB KURTSIKIDZE)

Saakashvili, nato in Georgia quando era parte dell’Unione Sovietica ma educato negli Stati Uniti e in Francia, divenne presidente della Georgia nel 2004 e rimase in carica per due mandati consecutivi, fino al 2013. Sotto il suo governo, decisamente filo occidentale, l’economia georgiana crebbe a ritmo sostenuto, aumentarono enormemente gli investimenti stranieri e la corruzione fu ridotta ai minimi storici.

L’evento più notevole della sua presidenza fu tuttavia l’invasione della Georgia da parte della Russia di Vladimir Putin nel 2008, che fu presentata dalla Russia come un’operazione di peacekeeping per proteggere i separatisti dell’Ossezia del Sud, una regione al confine con la Russia che è formalmente controllata dalla Georgia ma dove governano dei separatisti filorussi.

La Russia accusò Saakashvili di mettere in atto una pulizia etnica in Ossezia (accusa falsa, anche se erano in corso scontri dalle due parti) e avviò un’invasione totale del paese, che arrivò relativamente vicino alla capitale Tbilisi. Soltanto l’intervento diplomatico dei paesi occidentali consentì un cessate il fuoco e il ritiro graduale delle truppe russe.

Da quel momento Putin e Saakashvili rimasero nemici non solo politici, ma anche personali. Dopo l’invasione, Putin disse che Saakashvili avrebbe dovuto essere «appeso per le palle».

Saakashvili è comunque sempre stato una personalità controversa, che ha avuto dissidi e problemi anche con i leader occidentali, e pur essendo un leader tutto sommato democratico ci sono state varie polemiche attorno all’utilizzo presunto di mezzi extra legali per raggiungere i suoi obiettivi.

Nel 2014, dopo la fine del suo secondo mandato, cominciarono alcune inchieste giudiziarie contro di lui. Saakashvili si trasferì prima negli Stati Uniti e poi in Ucraina, dove cominciò una nuova carriera politica. Saakashvili fu un deciso sostenitore delle manifestazioni filo europee di Euromaidan, quelle che iniziarono nel 2014 a Kiev per protestare contro il regime filorusso che governava il paese e che voleva cancellare un importante trattato di scambio economico con l’Unione Europea. Le proteste, che furono anche molto violente, portarono alla caduta del regime filorusso che governava l’Ucraina e a nuove elezioni.

Saakashvili divenne un consigliere del nuovo presidente ucraino Petro Poroshenko, che gli diede la cittadinanza ucraina e lo nominò per un breve periodo governatore della regione ucraina di Odessa.

Saakashvili a processo nel 2021 (Irakli Gedenidze/Pool Photo via AP, File)

Nel 2021 Saakashvili rientrò in Georgia per sostenere l’opposizione alle elezioni di quell’anno, sbarcando illegalmente da un traghetto arrivato dall’Ucraina. Fu rapidamente arrestato e condannato per abusi di potere commessi quando era presidente. Saakashvili e molti analisti internazionali sostengono che queste accuse siano politicamente motivate e sostenute dal governo filorusso di Sogno Georgiano, lo stesso contro cui ci sono state grandi proteste nelle ultime settimane.

Attorno alle sue condizioni c’è molta preoccupazione ormai da qualche mese. A dicembre del 2022 Saakashvili ha fatto un’intervista con Politico in cui diceva di essere stato picchiato più volte in carcere, fino a perdere conoscenza. In alcune udienze in tribunale, a cui ha sempre partecipato in videoconferenza perché troppo debole per muoversi, è sempre apparso fiacco, emaciato e molto dimagrito.