In Honduras sarà permesso l’uso della “pillola del giorno dopo”, vietata dal 2009

Tegucigalpa Honduras 8 marzo
La marcia per la Giornata internazionale delle donne a Tegucigalpa, Honduras, 8 marzo (EPA/ Gustavo Amador, ANSA)

Xiomara Castro, la presidente dell’Honduras, nell’America centrale, ha firmato un ordine esecutivo che permetterà la vendita e l’utilizzo nel paese della pillola per la contraccezione d’emergenza, la cosiddetta “pillola del giorno dopo”. In Honduras l’aborto è completamente vietato e la “pillola del giorno dopo” era illegale dall’aprile del 2009, da quando il parlamento a maggioranza conservatrice ne vietò la vendita e l’uso. Castro, la prima presidente donna dell’Honduras, di sinistra, ha citato in un post su Twitter l’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha incluso la pillola per la contraccezione di emergenza nella lista dei farmaci essenziali, ricordando che «fa parte dei diritti riproduttivi delle donne e non è abortiva»: non può cioè impedire l’impianto di un ovulo fecondato nell’utero.

Nonostante la pillola sia un metodo di contraccezione, i movimenti contrari all’aborto la paragonano ai metodi per l’interruzione volontaria della gravidanza, mentre in realtà ha meccanismi di azione completamente diversi.

In Honduras, un paese di circa 10 milioni di abitanti a maggioranza cattolica, l’aborto non è praticabile in nessun caso, neanche per stupro o incesto: medici e operatori sanitari sono tenuti a segnalare gli aborti clandestini alla polizia, e le donne che interrompono una gravidanza clandestinamente rischiano il carcere o la morte. Dal 2009 erano appunto vietati anche l’uso, la vendita, la distribuzione e l’acquisto di contraccettivi di emergenza. I movimenti femministi ne avevano chiesto più volte la depenalizzazione, che si sarebbe però dovuta accompagnare, secondo loro, a misure ben più ampie a favore della salute sessuale e riproduttiva delle donne e dei loro diritti fondamentali.

Secondo una ong locale, ogni anno in Honduras ci sono tra i 50 e gli 80mila aborti clandestini. Le Nazioni Unite dicono che il paese ha uno dei più alti tassi di violenza sessuale al mondo, un fattore significativo nelle gravidanze indesiderate e nei parti forzati tra adolescenti che mettono a rischio la loro vita. Quasi una donna su tre di età superiore ai 15 anni ha subìto violenza fisica o sessuale da parte di un conoscente. Il 90 per cento delle gravidanze seguite da Medici Senza Frontiere nella capitale del paese, Tegucigalpa, era conseguenza di uno stupro: un caso su cinque riguardava minorenni.