Le Nazioni Unite hanno chiesto al governo italiano di rispettare i diritti civili e politici del detenuto anarchico Alfredo Cospito 

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Mercoledì il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha inviato al governo italiano una richiesta formale in cui chiede l’adozione di misure che assicurino il rispetto dei diritti civili e politici del detenuto anarchico Alfredo Cospito. Cospito sta conducendo da oltre 4 mesi uno sciopero della fame contro il regime detentivo a cui è sottoposto, il 41-bis: la richiesta delle Nazioni Unite non comporta per ora una qualche immediata revoca o modifica del regime detentivo di Cospito, ma ha un grosso valore politico e simbolico: significa che il caso è ora sotto diretta osservazione delle Nazioni Unite.

Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha inviato la richiesta accogliendo un appello dell’avvocato di Cospito, Flavio Rossi Albertini, in cui si denunciavano le condizioni detentive del suo assistito. Rossi Albertini aveva inviato l’appello lo scorso 25 febbraio, il giorno dopo il contestato respingimento del ricorso di Cospito contro il 41-bis da parte della Corte di Cassazione. Concretamente, il Comitato ha chiesto al governo italiano di rispettare gli articoli 7 e 10 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, un trattato internazionale delle Nazioni Unite.

Gli articoli riguardano il divieto di tortura e trattamenti o punizioni disumane o degradanti, il divieto di sottoposizione, senza libero consenso, a sperimentazioni mediche o scientifiche, e l’obbligo di rispettare la dignità di chi è privato della propria libertà personale. Il Comitato ha aggiunto di stare esaminando il caso Cospito e di non aver ancora raggiunto una decisione finale al riguardo.

Il Comitato per i diritti umani intraprende questo genere di iniziative nei casi in cui ci sia un rischio imminente per i diritti fondamentali della persona e per evitare «danni irreparabili», come in questo caso sarebbe, secondo Rossi Albertini, la morte di Cospito per via dello sciopero della fame. Secondo lui e Luigi Manconi, ex senatore (del PD) e fondatore dell’associazione A Buon Diritto, con questa comunicazione il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite intende mettere in discussione la legittimità del regime del 41-bis. Albertini ha quindi accusato il ministero della Giustizia di stare contravvenendo alle indicazioni del Comitato, non avendo ancora fatto nulla per «revocare o quantomeno migliorare la condizione detentiva di Alfredo Cospito».