Il governo ha prorogato al 30 aprile il termine per i rimborsi dovuti alle Regioni dalle aziende produttrici di dispositivi medici per il meccanismo del “payback”

(ANSA/CARABINIERI)
(ANSA/CARABINIERI)

Nel Consiglio dei ministri di martedì sera il governo ha deciso di prorogare al 30 aprile il limite entro il quale le aziende che producono e distribuiscono dispositivi medici dovranno pagare alle Regioni i rimborsi previsti dal cosiddetto payback: un meccanismo piuttosto controverso attraverso il quale in sostanza viene chiesto alle aziende di rimediare alle previsioni sbagliate delle Regioni, che spendono più soldi del consentito per l’acquisto di dispositivi medici (garze, bende, camici, ferri chirurgici e molto altro).

È controverso perché è estremamente penalizzante per le aziende, e sposta su di loro la responsabilità di previsioni sbagliate, ma è usato dallo stato per salvare i conti delle Regioni. Il payback esiste da tempo ma era rimasto inattuato fino alla scorsa estate, quando il governo guidato da Mario Draghi decise che era arrivato il momento di riscuotere dalle aziende i rimborsi relativi al periodo compreso tra il 2015 e il 2018. Lo stesso approccio è stato poi adottato dal governo di Giorgia Meloni, che però ora ha deciso di rinviare la scadenza del rimborso in seguito alle molte lamentele delle aziende che devono pagare. La somma complessiva è significativa: quasi 2,1 miliardi di euro.

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