La capsula da trasporto Orion della missione lunare Artemis 1 e sullo sfondo la Luna e la Terra, osservate da una delle telecamere del veicolo spaziale nel corso delle attività orbitali intorno al nostro satellite naturale. L’immagine è stata realizzata a fine novembre.
A differenza di ciò che suggerisce il loro nome, le nebulose planetarie si formano nelle fasi finali di vita di alcuni tipi di stelle, quando producono grandi quantità di gas che si illuminano ed espandono verso l’esterno. La nebulosa Anello del sud, fotografata dal James Webb Space Telescope, è una di queste: è osservabile nella costellazione delle Vele e possiede due stelle molto vicine tra loro. L’immagine mostra la nebulosa ripresa dallo strumento NIRCam, una delle principali fotocamere del telescopio.
Il 30 novembre per la prima volta nella storia della Tiangong, la stazione spaziale cinese, è stato effettuato un passaggio di consegne tra l’equipaggio di tre astronauti che da giugno vivevano sulla stazione e tre loro colleghi da poco partiti dalla Terra. La cerimonia è stata ripresa dalle telecamere dell’Agenzia spaziale cinese e trasmessa dai media della Cina, controllati dal governo, con grande enfasi per celebrare i progressi tecnologici raggiunti dal paese.
Nella costellazione del Pegaso si può osservare un piccolo gruppo di cinque galassie, noto come il Quintetto di Stephan. L’immagine realizzata dal James Webb Space Telescope (un collage di oltre mille scatti) lo mostra in grande dettaglio ed è significativo che sia stato scelto come obiettivo delle prime osservazioni del telescopio: il Quintetto fu il primo gruppo di galassie a essere scoperto, nella seconda metà dell’Ottocento in Francia.
La Nebulosa della Carena si trova nella nostra galassia ed è visibile a occhio nudo dall’emisfero australe e in alcune zone tropicali dell’emisfero boreale (il nostro). È a 7.500 anni luce da noi e la nuova immagine realizzata dal James Webb Space Telescope ne rende evidenti molte caratteristiche. La nebulosa ha un’estensione di 260 anni luce e al suo interno sono rilevabili processi di formazione di nuove stelle. Una delle sue formazioni caratteristiche è la cosiddetta “Montagna mistica”, un’area ricca di idrogeno e polveri che interagiscono con i processi di formazione delle stelle più giovani e calde che nascono al loro interno.
Alle 7:47 (l’1:47 in Florida) del 16 novembre, la missione Artemis 1 della NASA è partita verso la Luna, dopo quasi tre mesi di rinvii dalla data del lancio, in origine fissata per lo scorso 29 agosto. Il test era essenziale per sperimentare l’enorme razzo Space Launch System (SLS), il più potente mai costruito alto quanto un palazzo di 30 piani, e la capsula da trasporto Orion, sulla quale un giorno ci saranno gli equipaggi per andare sulla Luna. È stata la missione spaziale più importante degli ultimi anni per gli Stati Uniti, che insieme ad altre agenzie spaziali come l’ESA stanno lavorando al nuovo programma Artemis per creare una base orbitale lunare e sperimentare tecnologie che forse un giorno ci consentiranno di raggiungere Marte.
(Joel Kowsky/NASA via Getty Images)
Il James Webb Space Telescope (JWST) in agosto ha osservato il pianeta Giove in grande dettaglio mostrando le colossali tempeste e le enormi aurore che si producono nella sua atmosfera. Oltre a essere particolarmente spettacolari da vedere, queste immagini aiuteranno gli astronomi ad approfondire le loro conoscenze sul pianeta più grande del nostro sistema solare. Ai poli del pianeta sono visibili aurore, rese con una colorazione dal verde al rosso, che raggiungono alte quote nell’atmosfera del pianeta. È inoltre ben visibile la Grande Macchia Rossa, la tempesta che dura da almeno tre secoli e che è la più grande di tutto il Sistema solare, talmente ampia da poter contenere quasi tre pianeti delle dimensioni della Terra. Nell’immagine, la macchia appare bianca, perché come fanno altre nubi nell’atmosfera gioviana, riflette grandi quantità di luce solare e di conseguenza appare molto luminosa nei filtri utilizzati per osservare il pianeta all’infrarosso.
L’astronauta italiana Samantha Cristoforetti poco prima della partenza per la sua seconda missione a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Il lancio è avvenuto su una capsula Crew Dragon di SpaceX il 27 aprile 2022 da Cape Canaveral, in Florida (Stati Uniti).
Il James Webb Space Telescope (JWST) ha osservato il pianeta Nettuno con il maggiore livello di dettaglio tra le osservazioni realizzate negli ultimi 30 anni. L’immagine mostra distintamente gli anelli intorno al corpo celeste e le caratteristiche della gelida atmosfera che lo avvolge, con le nubi più alte a -200 °C. Ottavo e più lontano pianeta del sistema solare partendo dal Sole, Nettuno ha 17 volte la massa della Terra ed è considerato un “gigante ghiacciato”, con una composizione diversa rispetto ad altri grandi pianeti gassosi come Giove e Saturno. Oltre all’idrogeno e all’elio, elementi comuni tra i più grandi pianeti del sistema solare, Nettuno possiede maggiori quantità di ammoniaca e metano, mentre la parte interna del pianeta è composta per lo più da rocce e ghiacci. Le tracce di metano negli strati più alti della sua atmosfera contribuiscono a far apparire Nettuno di un colore blu piuttosto intenso.
A fine settembre la sonda DART (Double Asteroid Redirection Test) della NASA ha completato la propria missione colpendo il piccolo asteroide Dimorphos, per provare a deviarne il percorso. Il test, avvenuto a 11 milioni di chilometri dalla Terra, potrebbe rivelarsi essenziale per evitare in futuro disastrose collisioni di asteroidi con il nostro pianeta. Come previsto, nell’impatto la sonda si è distrutta e nei prossimi giorni saranno analizzati i dati dell’esperimento per verificare di quanto sia cambiata l’orbita di Dimorphos.
DART – che aveva una massa di oltre 600 chilogrammi e un corpo centrale pressoché cubico con 1,3 metri di lato – era partita dalla Terra alla fine di novembre del 2021 per raggiungere Dimorphos, un asteroide con una larghezza massima di 160 metri, che orbita intorno a un asteroide più grande, Didymos, con un diametro massimo di 780 metri.
Una stella molto luminosa di recente formazione circondata da un denso strato di polveri e gas, osservata dal telescopio spaziale Hubble a 9mila anni luce di distanza dalla Terra, nella costellazione del Toro.
Il 2 maggio l’azienda spaziale privata Rocket Lab ha sperimentato il recupero di un proprio razzo Electron con un elicottero, al suo rientro nell’atmosfera. Il test è riuscito, ma dopo pochi secondi il pilota dell’elicottero ha riscontrato alcune anomalie nel carico, che hanno portato a sganciare il razzo, che è poi finito in mare dove è stato recuperato. Rocket Lab confida di perfezionare il proprio sistema nei prossimi lanci, in modo da rendere riutilizzabile la parte più costosa del proprio razzo e di ridurre il costo di ogni lancio spaziale.
Il James Webb Space Telescope (JWST) ha osservato i cosiddetti “Pilastri della Creazione”, le tre enormi colonne formate da gas interstellare e polveri visibili all’interno della Nebulosa Aquila, a 7.000 anni luce di distanza da noi (circa 66 milioni di miliardi di chilometri). L’immagine ricorda – seppure con una definizione molto più alta – le osservazioni condotte in passato dal telescopio spaziale Hubble, che permisero di scoprire molte cose sui processi che portano alla formazione delle stelle, tanto da essere considerata una delle migliori immagini spaziali mai scattate: negli anni è stata usata in un numero enorme di pubblicazioni, ma anche in molti film di fantascienza, documentari ed è stata stampata su qualsiasi cosa, dalle tazze ai cuscini passando per i francobolli.
(NASA, ESA, CSA, STScI; Joseph DePasquale – STScI, Anton M. Koekemoer – STScI, Alyssa Pagan – STScI)
Il 23 giugno la sonda BepiColombo, realizzata dall’Agenzia spaziale europea (ESA) in collaborazione con quella giapponese (JAXA), ha compiuto un nuovo passaggio ravvicinato a Mercurio, il pianeta più vicino al Sole. La manovra, necessaria per l’avvicinamento della sonda al pianeta che proseguirà fino al 2025, ha permesso di scattare alcune nuove fotografie di Mercurio, che potranno essere utili per nuove analisi delle caratteristiche della sua superficie e della sua composizione.
Il Mose, il sistema di dighe mobili tra la laguna veneta e il mare Adriatico, ha protetto Venezia da un’alta marea alla fine di novembre. Le condizioni della laguna e del mare sono state osservate anche da un satellite del programma scientifico europeo Copernicus, nelle cui immagini si vede appunto il Mose in azione, e una netta distinzione tra la laguna e il mare Adriatico.
Attività di assemblaggio dell’astronave Starship sul sistema di lancio Super Heavy: la prima è alta 50 metri, il secondo 120 metri. SpaceX, la compagnia spaziale privata di Elon Musk, è al lavoro da diversi anni per sviluppare un sistema di lancio e trasporto oltre l’orbita terrestre completamente riutilizzabile. Le attività sono svolte alla base spaziale Starbase in Texas.
Event Horizon Telescope (EHT), un consorzio internazionale tra più radiotelescopi, è riuscito a osservare per la prima volta l’“ombra” del buco nero Sagittarius A*, che si trova al centro della Via Lattea, la nostra galassia. L’immagine ricorda quella che sempre EHT aveva realizzato nel 2019, quando aveva pubblicato la prima immagine mai realizzata di un buco nero. All’epoca l’osservazione aveva riguardato un buco nero al centro della galassia Virgo A (M87), a circa 55 milioni di anni luce dalla Terra. La nuova osservazione, mostrata a metà maggio, riguarda invece un suo collega, ma più vicino a noi, per lo meno in termini astronomici: 26mila anni luce di distanza e con una massa stimata intorno a 4 milioni di volte quella del Sole.
Il braccio robotico del rover della NASA Perseverance, con i dispositivi per la raccolta di campioni dal suolo marziano, che in futuro saranno prelevati da una nuova missione spaziale e portati sulla Terra per essere analizzati.
La Terra vista da ArgoMoon, satellite (cubesat) realizzato dall’azienda spaziale italiana Argotec per conto dell’Agenzia spaziale italiana (ASI) lanciato nell’ambito della missione spaziale lunare Artemis 1.
Il processo di unione di una coppia di galassie (II ZW 96) a circa 500 milioni di anni luce dalla Terra, visibile nella costellazione del Delfino e osservata dal James Webb Space Telescope. L’unione è piuttosto turbolenta e caotica: il centro delle due galassie è visibile in blu, mentre le parti in rosso mostrano aree di formazione di nuove stelle. La galassia in basso nell’immagine ha una forma a spirale relativamente regolare, mentre quella più in alto si è profondamente deformata in seguito al processo di unione.
Lo Space Launch System (SLS) con la capsula Orion montata sulla sua sommità nel corso del trasferimento verso la rampa di lancio di Cape Canaveral (Florida) lo scorso 17 marzo 2022. Il grande razzo alto quanto un palazzo di 30 piani era in preparazione per la Artemis 1, la prima missione senza equipaggio del nuovo programma lunare della NASA.
Alle 18:40 (ora italiana) dell’11 dicembre il veicolo spaziale Orion della missione lunare senza equipaggio Artemis 1 della NASA ha terminato con successo il proprio viaggio posandosi nell’oceano Pacifico al largo delle coste della Bassa California, in Messico. Nei 26 giorni di viaggio aveva prima raggiunto la Luna, passando molto vicino alla sua superficie ma senza atterrare, poi si era inserito nella sua orbita e infine era tornato indietro verso la Terra.
(Mario Tama/Getty Images)
Perseverance, il rover della NASA che da più di un anno si trova sul suolo di Marte, ha ripreso un’eclissi di Sole avvenuta in seguito al passaggio nel cielo di Fobos, una delle due lune di Marte. Il fenomeno è durato circa 40 secondi ed è stato ripreso da Mastcam-Z, uno dei sistemi di fotocamere utilizzati dal rover per fotografare ciò che ha intorno. L’eclissi ripresa è parziale per via della posizione e delle dimensioni contenute di Fobos, il cui diametro medio è di 22 chilometri circa (il diametro della nostra Luna è di circa 3.500 chilometri). Fobos orbita a poco meno di 6mila chilometri dalla superficie marziana e completa tre orbite nel tempo che il pianeta impiega per compiere un giro completo su se stesso. Osservandolo dal punto di vista di Perseverance, Fobos sorge a ovest e tramonta a est.
La prima immagine realizzata dal James Webb Space Telescope (JWST), il telescopio spaziale più grande e potente mai realizzato, è stata svelata il 12 luglio e mostra, con livelli di dettaglio mai raggiunti prima per questo tipo di immagini, un ammasso di galassie a 5 miliardi di anni luce da noi con alle spalle altre galassie ancora più distanti.
Il 21 luglio l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti ha compiuto la propria prima attività extraveicolare (EVA, “passeggiata spaziale”) all’esterno della Stazione Spaziale Internazionale, insieme al cosmonauta russo Oleg Artemyev. L’EVA è durata sette ore e ha permesso di effettuare vari lavori di aggiornamento e di manutenzione. È stata la prima attività extraveicolare per un’astronauta europea.
(ESA)
Ingenuity, il piccolo elicottero sperimentale della NASA che con brevi voli esplora Marte da più di un anno, ha fotografato i rottami del sistema di atterraggio impiegato dal rover Perseverance, con il quale aveva raggiunto il suolo marziano il 18 febbraio del 2021. Una delle immagini mostra chiaramente l’involucro che proteggeva il robot automatico e Ingenuity durante la loro discesa, rallentata tra le altre cose da un paracadute. Dopo essersi sganciata, la parte superiore dell’involucro si era allontanata da Perseverance, precipitando a debita distanza per evitare di rovinare in qualche modo il rover.
La nebulosa diffusa a riflessione NGC 1999, visibile nella costellazione di Orione e a circa 1.350 anni luce dalla Terra. È il residuo di un recente processo di formazione stellare e deve la propria luminosità apparente alla stella che si è formata nelle sue vicinanze, V380 Orionis, di cui riflette la luce.
Parte dell’ammasso aperto NGC 6530, che appare come un muro di denso fumo puntellato di stelle in una recente osservazione del telescopio spaziale Hubble. L’ammasso è un grande insieme di migliaia di stelle a oltre 4.350 anni luce dalla Terra, visibile nella costellazione del Sagittario. Un ammasso aperto è un gruppo di stelle nato da una nube molecolare gigante formata da gas e altri materiali interstellari.