L’ex presidente dello Sri Lanka, Gotabaya Rajapaksa, è tornato nel suo paese dopo quasi due mesi

(AP Photo/Tananchai Keawsowattana)
(AP Photo/Tananchai Keawsowattana)

L’ex presidente dello Sri Lanka, Gotabaya Rajapaksa, è tornato nel suo paese quasi due mesi dopo la sua fuga all’estero provocata dalle agguerrite proteste che c’erano state contro di lui, che lo avevano costretto a dimettersi venerdì 15 luglio. Rajapaksa era stato prima alle Maldive, poi a Singapore e infine in Thailandia, ufficialmente per «questioni umanitarie». Ora è tornato in Sri Lanka passando nuovamente per Singapore. Non è chiaro il motivo del suo ritorno, ma alcuni attivisti e movimenti di protesta hanno detto che si opporranno a un suo tentativo di rientrare in politica.

La questione è delicata soprattutto per il governo attualmente in carica, presieduto da Ranil Wickremesinghe, che era stato primo ministro nel precedente governo e viene accusato di proteggere la famiglia Rajapaksa. Al momento le proteste si sono ridotte: il governo è riuscito a mettere a disposizione carburante per la popolazione e la merce è tornata a riempire i negozi, anche se a prezzi molto alti per via dell’inflazione. Tuttavia se i beni di prima necessità dovessero mancare nuovamente le proteste potrebbero ricominciare.

La crisi politica che aveva portato alle dimissioni di Rajapaksa era cominciata per via della gravissima crisi economica che lo Sri Lanka sta ancora attraversando. La famiglia Rajapaksa dominava la politica del paese da vent’anni, e la popolazione addossava la responsabilità della crisi alla corruzione del governo. Questa settimana lo Sri Lanka ha fatto un accordo preliminare con il Fondo Monetario Internazionale per un prestito da 2,9 miliardi di dollari (circa la stessa cifra in euro) distribuiti su quattro anni. L’obiettivo del prestito è tentare di risanare l’economia del paese.

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