Non è semplice rendersi conto della propria “impronta carbonica”

Cioè delle emissioni di gas serra che ognuno produce: in Italia sono in media 7 tonnellate di anidride carbonica a persona all'anno. C'è chi le ha rappresentate come l'impronta di un gigante

E.ON
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Negli ultimi anni è notevolmente aumentata la sensibilità delle persone sui temi ambientali, così come la consapevolezza che sia necessario limitare alcuni comportamenti dannosi per il pianeta e cambiare alcune delle proprie abitudini. Ma se per tutti è abbastanza chiaro che sia meglio andare a lavoro in bicicletta piuttosto che in auto, o che si debbano diminuire gli utilizzi della plastica, non è altrettanto semplice rendersi conto del proprio impatto individuale in termini di emissioni di gas serra.

L’impatto di ognuno è quella che viene chiamata “carbon footprint”, o in italiano “impronta carbonica”, e dipende dalle cose che mangiamo, da quelle che acquistiamo, da come decidiamo di spostarci in città e nei viaggi, dal tipo di energia con cui alimentiamo la nostra casa e ancora da molte altre piccole scelte quotidiane. Nel 2019 in media una persona in Italia ha prodotto una quantità di gas serra equivalente a circa 7 tonnellate di anidride carbonica (CO2).

Non tutti i gas serra contribuiscono allo stesso modo al riscaldamento globale: si è deciso quindi di ricondurli tutti a un’unità di misura comune, la CO2 equivalente, visto che l’anidride carbonica è di gran lunga il gas che viene emesso maggiormente nell’atmosfera in conseguenza delle attività umane. Tra gli anni più recenti è più utile prendere in considerazione il 2019, perché i due successivi sono stati influenzati dalla pandemia.

7 tonnellate di anidride carbonica per ogni persona in Italia è una quantità molto grande, ma è anche uno di quei dati difficili da visualizzare e che rischiano di perdersi fra tanti altri che si incontrano ogni giorno. Per sottolinearne l’importanza, E.ON – uno dei principali fornitori energetici in Italia – lo scorso 3 maggio ha fatto comparire sulla spiaggia di Termoli, in Molise, un’impronta lunga 23 metri: rappresentava il piede di un ipotetico gigante dal peso di 7 tonnellate, ed era un modo per dare maggiore concretezza a quel dato enorme.

L’installazione, denominata “L’impronta del gigante invisibile”, è stata un’iniziativa di quello che in ambito pubblicitario si chiama “unconventional marketing”, marketing non convenzionale: cioè una strategia comunicativa che si serve di idee e strumenti diversi da quelli abituali per un pubblico bisognoso di nuovi stimoli. Le molte e talvolta confuse informazioni sulla crisi climatica rischiano infatti di rendere il pubblico assuefatto e poco reattivo: lo scopo dell’operazione non convenzionale di E.ON era invece di attirare in maniera nuova attenzione sul problema, sensibilizzando le persone sul tema dell’impatto ambientale dei propri comportamenti quotidiani.

Per aiutare anche le persone comuni a calcolare le proprie emissioni di gas serra, E.ON ha creato un “Green Test” da cui ognuno può stimare l’impatto ambientale della propria abitazione e anche vedere quanti alberi sarebbe necessario piantare in un anno per compensarlo.

Tutte queste attività sono legate all’approccio di E.ON, che si occupa principalmente della vendita di energia elettrica e gas, tra le maggiori cause delle emissioni di gas serra. Per questo scegliere un certo fornitore può avere conseguenze importanti sull’ambiente. Attualmente nella sua offerta E.ON vende ai suoi clienti residenziali – cioè privati – solo energia proveniente da fonti rinnovabili, e ha cominciato a calcolare le emissioni di gas serra sia dirette che indirette derivanti da tutte le proprie attività: l’obiettivo è ridurle progressivamente.

Al contrario di quanto avviene con l’energia elettrica, che può essere prodotta da fonti rinnovabili, nella combustione di gas è invece inevitabile l’emissione di gas serra, e l’unico modo di azzerare l’impatto di quelle emissioni è compensarle. Per questo oggi molte aziende si impegnano in progetti socio-ambientali. Per la sua offerta gas residenziale, E.ON compensa le emissioni finanziando progetti di sostenibilità sociale e ambientale in paesi in via di sviluppo. È possibile aderire anche al progetto Boschi E.ON, che prevede che venga piantato un albero per ogni contratto sottoscritto. Un modo per compensare le emissioni è infatti attraverso la piantagione di alberi, che crescendo immagazzinano l’anidride carbonica prodotta dall’uomo.

Da alcuni anni inoltre E.ON ha avviato un progetto educativo dal titolo “Odiamo gli sprechi”, che si concentra di volta in volta su iniziative diverse per mettere in risalto gli sprechi in alcuni ambiti specifici: l’ultima ha coinvolto 12mila bambini e ragazzi di scuole elementari e medie, che hanno presentato dei progetti virtuosi per lo sfruttamento di risorse in modo sostenibile. I migliori progetti sono stati premiati, ed è stata soprattutto un’occasione formativa per tutti gli studenti che hanno partecipato.

Una delle iniziative più interessanti è “Energy4Blue”, dedicata alla tutela dei mari, cui possono contribuire anche i clienti sottoscrivendo i contratti di fornitura. È cominciata nel 2019 e ogni anno sviluppa nuovi progetti sul tema: l’ultimo ha riguardato una parte del Golfo di Mondello, a Palermo, dove su 100 metri quadrati di fondale è stata piantata – con la collaborazione di IOC-UNESCO – Posidonia oceanica, una pianta acquatica, con l’obiettivo di rigenerare l’ecosistema esistente.

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