Lo stadio Camp Nou di Barcellona (David Ramos/Getty Images)

Spotify salverà il Barcellona?

In Spagna sembra vicino un accordo tra la squadra, in profonda crisi economica, e la piattaforma musicale, che potrebbe anche dare il suo nome allo stadio Camp Nou

Secondo il quotidiano sportivo catalano Mundo Deportivo, la dirigenza della squadra di calcio del Barcellona sarebbe in trattative con la piattaforma di streaming musicale Spotify per concludere un grosso accordo di sponsorizzazione che aiuterebbe il club ad affrontare la grave crisi economica in cui si trova.

L’accordo, anticipato in questi giorni da giornali e radio catalane, dovrebbe far diventare Spotify il nuovo sponsor di maglia della squadra al termine dell’attuale contratto con il gruppo giapponese Rakuten, in scadenza a fine giugno. Oltre alla maglia, che secondo indiscrezioni dovrebbe fruttare circa 340 milioni di euro in cinque anni, Spotify dovrebbe acquistare temporaneamente anche i cosiddetti title rights dello stadio Camp Nou, che per la prima volta in 65 anni di storia potrebbe avere uno sponsor come parte del suo nome: a Barcellona si parla di un possibile stadio «Camp Nou Spotify».

Se le trattative dovessero concludersi sarebbe un accordo significativo sotto molti aspetti, a partire dall’ingresso nel calcio di una delle grandi multinazionali tecnologiche, cosa che fin qui è capitata raramente. Spotify però è un’azienda europea, fondata in Svezia nel 2006, e ci ha sempre tenuto a evidenziarlo. Non a caso il suo fondatore, Daniel Ek, ha provato a lungo a comprare l’Arsenal dal miliardario americano Stan Kroenke, sfruttando il malcontento tra i tifosi e coinvolgendo nei suoi sforzi anche famosi ex giocatori come Thierry Henry e Dennis Bergkamp.

È inoltre un periodo in cui alcune grosse società tecnologiche del continente hanno iniziato ad affacciarsi al mondo del calcio e dello sport in generale, come ad esempio la tedesca TeamViewer, produttrice dell’omonimo software di accesso remoto, diventata dalla stagione in corso il nuovo sponsor di maglia del Manchester United.

Ma quello tra Spotify e Barcellona potrebbe essere un accordo fondamentale soprattutto per il club spagnolo, alle prese con la peggior crisi economica della sua storia recente. L’ultimo bilancio è stato chiuso con perdite per 481 milioni di euro e un debito complessivo di 1 miliardo e 350 milioni: un ammontare enorme che per gran parte delle squadre europee avrebbe significato un ridimensionamento pressoché definitivo. Il Barcellona è però tenuto in piedi dalla grande popolarità ottenuta negli anni, che anche in una delle sua peggiori annate ha contribuito a generare comunque 631 milioni di euro di ricavi.

L’attuale società presieduta da Joan Laporta — già presidente dal 2002 al 2010 — imputa l’attuale crisi alla vecchia dirigenza e in particolare all’ex presidente Jordi Bartomeu, che recentemente è stato denunciato per presunte «gravi irregolarità finanziarie» riscontrate nel periodo tra il 2015 e il 2020.

Sul piano sportivo, la squadra è stata ridimensionata: in campionato è quinta mentre in Champions League è stata eliminata alla fase a gironi per la prima volta in ventuno anni. Il club deve inoltre sottostare a rigidi limiti di spesa imposti dalla federazione spagnola per evitare di peggiorare ulteriormente i conti, e questo influisce sulle strategie di mercato, anche se la squadra avrebbe ancora bisogno di rinforzi.

A inizio gennaio, per esempio, il Barcellona ha acquistato per 55 milioni di euro il centrocampista Ferran Torres dal Manchester City, ma non ha potuto tesserarlo per diversi giorni proprio a causa dei limiti di spesa. Ci è riuscito di recente soltanto dopo aver ceduto in prestito all’Aston Villa il brasiliano Coutinho — che percepisce 15 milioni di euro a stagione — e grazie al francese Samuel Umtiti, che si è abbassato lo stipendio distribuendo fino al 2026 quello che avrebbe dovuto percepire entro il 2023.

Nell’annunciare Torres, la società ha ringraziato Umtiti esprimendo pubblicamente «la sua gratitudine per lo sforzo e l’affetto che ha dimostrato nei confronti del club».

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