Una canzone dei Beatles

E la severità del giornalismo americano

(Fox Photos/Getty Images)
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Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Oggi compie 80 anni Pino Donaggio, musicista eclettico di almeno tre grandi meriti.
Invece sono già 30 anni da che morì Freddie Mercury, e se volete buttarvi sui Queen stasera, ecco. (il film, lasciatelo perdere)
Ho trovato questa cosa che scrissi dieci anni fa, una scusa per ascoltare ancora la meravigliosa canzone di Luci della ribalta.
Sul Fatto di oggi c’è una bella intervista con Edoardo De Angelis, autore di Lella, che mi ha fatto sentire in colpa per la leggerezza con cui l’ho cantata negli ultimi sedici anni.
La settimana scorsa era morto Mick Rock, grande fotografo della musica omonima, che avevo intervistato tanti anni fa.
Ho chiamato Stephen Colbert “John”, ieri, già, scusate.

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Tra i tanti apprezzabili rigori del giornalismo americano che qui non sono proprio concepiti, ce n’è uno che non mi ha mai convinto tanto: la severità che hanno sull’autoplagio, o sull’autocitazione. Capita ogni tanto che qualcuno sia scoperto con ignominia a ripubblicare delle cose che aveva già scritto, o a citarne dei pezzi; e la correttezza impone che quando viene fatta questa scelta la si indichi chiaramente. La ragione per cui non aderisco tanto a questa pretesa di trasparenza – che poi niente di male, eh: mi pare solo eccessiva – è che (siamo sempre sul tema del ruolo del deejay) mi pare ci siano una tale ricchezza di cose già dette e scritte, e una tale infinità di lettori ignari e potenziali, da rendere spesso saggio e opportuno riprendere quello che si è già detto, piuttosto che dirne altre, o riconfezionare diversamente cose già dette soltanto per distinguerle. Se – come nei casi in questione – chi si sta copiando è se stessi.

Se vi chiedete cosa c’entri questo con la canzone di stasera, la risposta è un po’ che la canzone parla da sé, e un po’ che volevo rivendervi con la coscienza pulita quello che ne avevo già scritto in Playlist. Faccina-ammiccante.

“Domandarono a Lennon perché non parlava di sé nelle sue canzoni e lui invece di rispondere “saranno anche fatti miei” – era uno gentile – scrisse questa. Paul McCartney sostiene che la musica l’ha scritta lui, ma c’è una controversia annosa. Qualche anno fa la rivista inglese «Mojo» la nominò la migliore canzone di tutti i tempi. Parere condivisibile. C’è dentro tutto, e un primo verso fenomenale: “derarpleisi- sàirimèmber…”.”

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