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  • Domenica 15 agosto 2021

Il discorso dell’8 luglio in cui Joe Biden sembrava ancora fiducioso sulla situazione in Afghanistan

Aveva detto di fidarsi delle capacità dell'esercito e del governo afghani, spiegando che la vittoria dei talebani non era inevitabile

Joe Biden il 12 agosto alla Casa Bianca (Alex Wong/Getty Images)
Joe Biden il 12 agosto alla Casa Bianca (Alex Wong/Getty Images)

L’8 luglio, poco più di un mese fa, in una conferenza stampa il presidente statunitense Joe Biden aveva parlato lungamente della situazione in Afghanistan, mostrandosi ottimista sulle capacità del governo locale di mantenere il controllo della situazione dopo il ritiro degli Stati Uniti dal paese. Oggi, 15 agosto, i talebani hanno di fatto riconquistato tutto il paese, sbaragliando l’esercito sostenuto dagli Stati Uniti e costringendo il governo afghano a cedere i poteri.

Quel discorso di Biden ora sta circolando molto, a dimostrazione delle errate previsioni che erano state fatte su come si sarebbe sviluppata la situazione in Afghanistan.

Nel suo discorso, tra le altre cose, Biden aveva detto che la vittoria dei talebani «non è inevitabile», spiegando che l’esercito afghano era composto da 300.000 soldati ben equipaggiati e poteva contare sull’aiuto dell’aeronautica militare, mentre i miliziani talebani erano solo 75.000. «Ho fiducia nelle capacità dell’esercito afghano» aveva detto Biden, «che è meglio addestrato, meglio equipaggiato e più competente su come si porta avanti una guerra».

L’esercito afghano si è tuttavia sbriciolato in poche settimane, arrendendosi spesso senza nemmeno combattere, lasciando armi ed equipaggiamento nelle mani dei talebani, tra fughe e diserzioni.

Biden aveva anche risposto a una domanda che paragonava l’abbandono dell’Afghanistan all’affannosa fuga degli statunitensi dal Vietnam, alla fine della guerra. Biden aveva detto che vedeva «zero» similitudini tra i due casi e aveva detto che «non ci sono possibilità che vediate persone che vengono evacuate dal tetto dell’ambasciata statunitense in Afghanistan», come era successo invece nel caso dell’ambasciata di Saigon nell’aprile del 1975.

Domenica 15 agosto, dopo che i talebani erano entrati a Kabul, le operazioni di evacuazione dell’ambasciata statunitense in città sono diventate frenetiche e quasi disperate. Secondo alcuni analisti, tra cui Thomas Joscelyn, del sito specializzato Long War Journal, gli Stati Uniti avrebbero cercato «disperatamente di convincere i talebani a risparmiare il loro personale e la loro ambasciata, offrendo soldi e altri incentivi per permettere agli americani di completare il loro ritiro».

Per tutta la giornata gli aerei dell’esercito hanno fatto la spola tra l’ambasciata e l’aeroporto per mettere al sicuro il personale diplomatico e l’aeroporto di Kabul è stato chiuso al traffico civile per permettere un maggior numero di voli militari.