La Corte costituzionale dell’Ecuador ha depenalizzato l’aborto in caso di stupro

Donne in lotta contro la decisione dell'Assemblea Nazionale di non depenalizzare l'aborto, Quito, Ecuador, 17 settembre 2019 (AP Photo/Dolores Ochoa)
Donne in lotta contro la decisione dell'Assemblea Nazionale di non depenalizzare l'aborto, Quito, Ecuador, 17 settembre 2019 (AP Photo/Dolores Ochoa)

La Corte costituzionale dell’Ecuador ha depenalizzato l’aborto in caso di stupro, modificando così l’articolo 150 del codice penale. La decisione è stata presa con 7 voti a favore e 2 contro ed è un primo passo molto importante per un paese dove le persone di religione cattolica sono l’80 per cento della popolazione e dove una donna rischia fino a tre anni di carcere per aver interrotto una gravidanza.

Prima della sentenza della Corte, in Ecuador l’aborto era consentito solo se la vita della donna era in pericolo e se la gravidanza era il risultato di uno stupro avvenuto contro una donna con disabilità mentale. Nel 2019, il Parlamento aveva votato contro la depenalizzazione dell’aborto in caso di stupro o malformazione del feto.

Il difensore civico Freddy Carrion ha detto che «da oggi, nessuna donna stuprata sarà più criminalizzata», e su Twitter ha spiegato che la sentenza «è stata possibile grazie alle donne e ai collettivi femministi che hanno costantemente combattuto per una società più equa ed egualitaria».

I movimenti femministi hanno accolto in modo positivo la sentenza definendola «un progresso necessario, ma incompleto», e hanno fatto sapere che continueranno a impegnarsi per ottenere la completa depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza.

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A commento della sentenza, il presidente dell’Ecuador, Guillermo Lasso, cattolico e antiabortista, ha pubblicato un comunicato in cui ha detto che, pur essendo cattolico, lui e il suo governo rispetteranno la decisione della Corte secondo i «principi della laicità dello Stato e della separazione dei poteri».

Nel frattempo, attivisti e movimenti antiabortisti hanno manifestato contro la decisione della Corte e la Conferenza episcopale ecuadoriana (CEE) ha inviato una lettera a Hernán Salgado, presidente della Corte costituzionale, esprimendo la sua preoccupazione.