Roberta Lombardi del M5S dice che un partito non è di per sé immorale

La capogruppo del M5S alla regione Lazio ha commentato così l'evoluzione del movimento dopo i cosiddetti "stati generali"

(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

La capogruppo del Movimento 5 Stelle nel Consiglio regionale del Lazio ed ex parlamentare Roberta Lombardi, in un’intervista a La Stampa, ha commentato quella che secondo i giornali sarebbe una trasformazione del movimento in qualcosa di più simile a un partito dopo i cosiddetti “stati generali” che si sono conclusi domenica. Lombardi ha detto di essere «felice della trasformazione dal basso» voluta dagli iscritti. La nuova struttura, in cui dovrebbero esserci sedi sui territori e una struttura delle gerarchie più rigida, per Lombardi non deve essere considerata come «un tradimento» delle idee del movimento. Ha poi sintetizzato:

Un partito non è di per sé immorale

Lombardi ha detto che non la «spaventa la fisiologia del partito, ma le sue patologie, l’autoreferenzialità, la perpetuazione del potere tra immobili, fondi all’estero e poltronifici. Alcuni modelli funzionano bene, sono le cosiddette best practice. Noi spesso le abbiamo messe al banco degli imputati, ma siamo cresciuti».

– Leggi anche: Come sono andati gli “stati generali” del M5S

Gli “stati generali” sono stati una sorta di congresso del Movimento 5 Stelle, atteso da mesi e necessario a riorganizzare il partito dopo il periodo difficile caratterizzato dalle dimissioni di Luigi Di Maio da capo politico, dalle molte sconfitte alle elezioni amministrative, dalla perdita nazionale di consensi e dal passaggio dal primo al secondo governo Conte.

Durante gli “stati generali” non si è formalmente concretizzata alcuna rottura tra le due principali correnti interne, quella più istituzionale e “governista” di Luigi Di Maio e Vito Crimi – che ha prevalso – e quella più critica di Alessandro Di Battista e Davide Casaleggio, presidente dell’Associazione Rousseau, che non ha però partecipato ai lavori.