Lunedì 9 novembre nelle province di Milano, Monza e Brianza, Como, Lecco e Varese le chiamate al 118 hanno superato il picco di marzo. I dati di Areu (Agenzia regionale emergenza urgenza) pubblicati ogni giorno dal Sole 24 Ore mostrano la crescita delle chiamate per motivi respiratori o infettivi, quindi strettamente correlati all’epidemia da coronavirus. In Lombardia la cosidetta seconda ondata sta registrando circa diecimila nuovi positivi al giorno.
La situazione è critica soprattutto nelle province che nei mesi di marzo e aprile hanno avuto un eccesso di mortalità inferiore rispetto a Bergamo e Brescia: lunedì alla centrale emergenza urgenza di Milano e Monza, per esempio, sono arrivate 535 chiamate per motivi respiratori o infettivi. Il 25 marzo, giorno del picco nella prima ondata, erano arrivate 525 chiamate. Alla centrale di Como, che copre anche le province di Varese e Lecco, il picco è stato registrato lunedì 2 novembre con 267 chiamate. Il picco precedente risaliva al 18 marzo con 209 telefonate d’emergenza.
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L’andamento nelle province di Bergamo, Brescia, Sondrio, Cremona, Lodi, Mantova e Pavia, invece, mostra una crescita non così significativa rispetto alle province della Lombardia occidentale.
Le chiamate al 118 rappresentano il primo segnale del livello di allerta sul territorio. L’oscillazione di questi dati intercetta la richiesta di assistenza sanitaria prima di qualsiasi altro dato monitorato, nonostante i numeri più citati ogni giorno siano quelli relativi all’andamento dei nuovi positivi. I dati che mostrano gli esiti dei tamponi, però, non sono così affidabili e devono essere maneggiati con cura. Uno dei dati più stabili è quello relativo alle persone ricoverate in terapia intensiva, ma anche in questo caso non mancano problemi di interpretazione.
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