Una canzone di David Guetta

È lo spariglio del giovedì più spariglioso da un anno a questa parte, già

(Stuart C. Wilson/Getty Images for MTV)
(Stuart C. Wilson/Getty Images for MTV)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, ci si iscrive qui.
Io avevo appena compiuto tredici anni quando Rino Gaetano cantò Gianna a Sanremo. Anna Oxa ne aveva sedici, ma lei era proprio lì: fu un’edizione piuttosto memorabile, malgrado abbia vinto una delle canzoni meno memorabili dei Matia Bazar. Oxa seconda, Gaetano terzo.. Comunque, io e mio fratello comprammo il 45 giri di Gianna, che a tredici anni sembrava divertente, ma poi capimmo che non era la sua cosa migliore. Le cose migliori di Rino Gaetano sono tre, se chiedete a me: la giustamente celebrata Ma il cielo è sempre più blu, Sfiorivano le viole, e la sua bellissima versione di A mano a mano di Cocciante. Oggi avrebbe compiuto 70 anni, Rino Gaetano, non fosse andato a sbattere in un camion a Roma quando ne aveva soltanto 30.

Dice Ornella Vanoni che ha il coronavirus.
Passenger, cantautore inglese con la vocetta e di cospicui successi negli anni passati, pubblicherà un disco nuovo nel 2021 e ha messo in giro una canzone nuova, piacevole, per gli sbronzi e i cuori infranti.
Hanno fatto una canzone nuova – che invece mah – persino i Crowded House, che in Australia sono sempre andati forte ma qui sono famosi per quella gran canzonetta del 1986 Don’t dream it’s over (quella tradotta da Venditti in Alta marea).
E per la trascurata sezione hip-hop di questa newsletter: bello, il pezzo nuovo di Busta Rhymes con Kendrick Lamar (di cui giravano già versioni precedenti), dal disco che esce domani.
Nel posto dove sono andato a pranzo oggi, dopo una settimana di isolamento domestico spontaneo, la playlist ha passato Io camminerò, Non si può morire dentro, Storie di tutti i giorni e Sei bellissima. È stato un gran pranzo.

Titanium
È lo spariglio del giovedì più spariglioso da un anno a questa parte, sarete d’accordo. Ma è il pezzo campione del mondo nel campionato “bombe sintetiche con gran melodia e voce femminile potentissima”: e in più ha quella cosa dei finestrini aperti in autostrada.

Ora non li teniamo più, i finestrini aperti in autostrada. Abbiamo l’aria condizionata, più confortevole, rinfrescante, discreta: aprire i finestrini a 120 all’ora ci sembra una cosa da pazzi dopo dieci secondi, insopportabile. Eppure lo facevamo (avevamo anche i bagagli legati sopra il tetto!): e c’erano dei tratti di autostrada in cui passavi vicino a un guard-rail o a una barriera con un’alternanza di pieni e vuoti che generavano quell’effetto lì, come di una pompa, una pressione che andava e veniva: vi farei il rumore con la bocca, se questo fosse un podcast.

Quelli che lavorano con la dance hanno sicuramente un nome per quest’effetto: in Titanium succede al minuto e quindici, la prima volta (consiglio le cuffie). Lui – lo dico per chi ascolta solo la soffice musica usuale delle Canzoni – è un deejay e musicista e produttore francese di successi planetari pazzeschi, e che fa quella cosa lì con le mani e saltano a migliaia (saltavano). Lei è Sia, australiana, una delle più brave cantautrici di pop da classifica in circolazione: ha 45 anni ma ha fatto il botto negli ultimi dieci, e ha una sua famosa riservatezza.
Insieme hanno fatto il pezzone con cui tutti saltano (saltavano). Quelli che se lo possono permettere: gli altri pensano ai finestrini in autostrada.

You shout it out
But I can’t hear a word you say
I’m talking loud not saying much
I’m criticized but all your bullets ricochet
You shoot me down, but I get up

(e il tema di essere antiproiettile e niente più mi scalfisce non è male: compresa la citazione “sticks and stones may break my bones” che in inglese è una specie di “non mi hai fatto niente, faccia di serpente”)

You shoot me down but I won’t fall
I am titanium


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